Nel calcio come in tutte le realtà lavorative c’è chi opera nell’ombra e lontano dalla luce dei riflettori. Per queste persone parlano i risultati. Franco Ceravolo corrisponde esattamente a questa descrizione. Oggi direttore generale dell’Arezzo, lotta per riportare in alto la compagine toscana, nelle serie cosiddette minori (prima divisione) cerca la gratificazione, il che significa raggiungere gli obiettivi di inizio stagione. Il suo curriculum è ricco, le sue squadre hanno vinto molto. Non ci sono solo 12 anni alla corte della Juventus come capo degli osservatori, ma anche – per citarne alcuni – i successi con Lo Spezia (la serie B dopo più di cinquant’anni) e con il Livorno (promosso in A quest’anno). In estate era in procinto di andare al Bologna, ma poi alla fine saltò tutto, tanto che decise di ripartire con rabbia dalla prima divisione. In questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net racconta cosa è successo questa estate, ricorda i suoi anni alla Juve, il periodo a Livorno e il presente con l’Arezzo.



Si affrontano Juventus e Livorno, due squadre che conosce molto bene… Che partita dobbiamo aspettarci?

Per il Livorno è un evento importante. Succede così ogni volta che una squadra di provincia affronta una big, in questo caso una tra le più rinomate e blasonate. Sulla carta il risultato è scontato, ma nel calcio non si può mai dire perché conta la voglia di vincere. Certo la Juve parte avvantaggiata.

Quali possono essere le ambizioni del Livorno?

Fa parte di quelle 7/8 squadre che hanno le potenzialità per salvarsi. Ha alcuni giocatori come Tavano e Pulzetti che hanno voglia di far bene, in più è ritornato Lucarelli che a Livorno ha sempre fatto bene.

Qual è il suo pronostico per lo scudetto?

Sarà un duello tra Inter e Juve. Non vedo altre squadre allo stesso livello.

Cosa pensa di Ciro Ferrara?

Ciro è un amico, sta dimostrando di essere un grande allenatore oltre che un comunicatore. Gli auguro tutto il bene possibile.

Se guarda a questi anni qual è stata la soddisfazione più grande?

L’aver dato l’opportunità a tanti giovani di arrivare in prima squadra e poi in nazionale. Penso ai vari Marchisio, Giovinco, De Ceglie, Sculli, Palladino e Nocerino. L’aver dato l’opportunità a tanti di crescere è il massimo della gratificazione. Un conto è avere campioni già affermati, un’altra cosa è vederli crescere a 13/14 anni.

 

C’è qualche sua “scoperta” che poteva fare di più?

Brighi o lo stesso Palladino, che è stato penalizzato dagli infortuni. Sono stato fortunato perché tanti giovani cresciuti nelle giovanili della Juventus sono arrivati in serie A. Quando vedo le formazioni, trovo sempre qualche mio giocatore. Sono veramente tanti: ci sono anche Paro, Mirante, Criscito, Konko. Ah sì, avevo fatto prendere anche Tudor, una grande giocatore che ero convinto potesse fare grandi cose ma per una serie di motivi non vi è riuscito. Ho segnalato anche i vari Henry e Trezeguet, solo per fare due nomi.

 

Le manca l’atmosfera della grande squadra?

E’ chiaro. Quando sei abituato a lavorare alla Juve è il massimo, ma oggi non mi lamento perché è stata una mia scelta.

 

Cosa è successo questa estate?

Dovevo andare al Bologna, era quasi fatta, ma a volte la meritocrazia nel calcio non esiste. Quando l’affare non si è concretizzato, mi è cascato il mondo: allora ho fatto una scelta istintiva, quasi di reazione al mondo del calcio. I media contrastano le capacità, le tante cose buone fatte. E pensare che ho dato la possibilità a tanti giocatori di emergere, compreso Gattuso. Uno va giudicato per quello che ha fatto, non perché amico di Moggi. Io ero e sono amico di Moggi.

 

Paga la caccia alle streghe del dopo calciopoli?

Alla Juve si lavorava dodici ore al giorno, si lavorava tanto e i frutti arrivavano. Si è creata una situazione mediatica negativa…

 

Una curiosità: ma perché non è restato con i labronici dopo che ha contribuito al ritorno in A?

Il presidente Spinelli ha fatto di tutto per trattenermi, ma avevo preso le mie decisioni: dovevo andare al Bologna.

E oggi, dove vuole arrivare Ceravolo?

Per l’Arezzo è doveroso avere ambizioni. Cerco di fare il massimo, cercando di raggiungere gli obiettivi e di vincere, anche se non lo si può fare sempre. Come consulente ho avuto la fortuna di vincere tanti campionati (far questi 4 Tornei di Viareggio con la Juventus, ndr) e di vedere i miei giocatori arrivare in serie A.

 

(Luciano Zanardini)