In occasione del match tra Rubin Kazan e Inter, valido per la Champions League, ilsussidiario.net ha sentito in esclusiva Valerio Brandi, diciannovenne talento calcistico italiano che, dopo 9 anni di militanza nelle giovanili del Milan, è ora approdato al Rubin Kazan. Oltre a darci un suo parere su questo confronto tra l’Inter e i campioni di Russia del Rubin, Brandi ci ha parlato della sua esperienza calcistica e del cammino, non privo di sacrifici, che lo ha portato fino a Kazan.
In queste settimane il Rubin Kazan affronta l’Inter in Champions. Cosa ne pensi degli “ex cugini”? Come valuti, quest’anno, le potenzialità della squadra di Mourinho?
L’Inter si è notevolmente rinforzata grazie a molti acquisti di qualità: ha alzanto il tasso tecnico della squadra. Come molti opinionisti hanno detto, senza Ibrahimovich la formazione è più predisposta a giocare “palla a terra” evitando i lanci lunghi. Per questo credo che possa fare bene in Champions League dove il livello tecnico è superiore a quello del campionato italiano.
C’è qualche calciatore in particolare del Rubin che potrebbe impensierire la difesa dei nerazzurri?
A parte i singoli giocatori, penso che la forza del Rubin sia nell’organizzazione: si tratta infatti di una squadra compatta che sa giocare a calcio. Se riesce a utilizzare bene le fasce, giocando con quattro uomini a centrocampo, può mettere in difficoltà l’Inter cercando di sfruttare tutta l’ampiezza del campo.
Sei al Rubin Kazan dopo ben 9 anni di Milan. Come puoi descrivere la tua esperienza, seppur da giovanissimo, con la squadra rossonera?Di tutto questo, cosa porti con te in Russia?
L’aver fatto l’intera trafila nel settore giovanile del Milan ha contribuito a migliorare molto le mie capacità calcistiche, anche perché ho avuto sempre mister competenti e capaci di insegnarmi tantissime nozioni. La mentalità appresa grazie al lavoro metodico e continuo mi è servita davvero molto. E poi l’aver fatto diversi tornei internazionali ha contribuito ad ampliare la mia mentalità, quindi non mi sono trovato completamente impreparato in questa nuova esperienza in Russia. Ringrazierò sempre il Milan per avermi preparato bene, offrendomi, tra l’altro, la possibilità di farmi notare.
Ti sei diplomato pochi mesi fa e ora ti alleni con i campioni di Russia. Quanto sta cambiando, o è cambiata, la tua quotidianità?
L’essermi diplomato nei tempi giusti mi ha permesso di poter andare in Russia senza patemi d’animo. Fino al giugno scorso, di mattina andavo a scuola e, appena uscito, mi recavo agli allenamenti: un vero tour de force. Uscivo di casa alle 8 di mattina e rientravo alle 7 passate di sera, con ancora tutti i compiti da svolgere. Ora è tutto più tranquillo: il tempo lasciato libero dalla scuola lo occupo visitando Kazan, studiando russo, conoscendo nuove persone. Posso dedicarmi a ciò che mi piace, concentrandomi a pieno sugli allenamenti e questo è il massimo per poter fare il meglio possibile.
Come è nato questo interesse dei russi verso di te? Quali sono state le tappe del cammino che ti ha portato a Kazan?
Un collaboratore del Rubin mi ha visto giocare per caso in Italia, quindi mi ha chiesto di fare un provino per la squadra: così ad inizio luglio sono andato in Austria per 3 giorni dove il Rubin Kazan era in ritiro. Sono piaciuto al mister, che ha poi deciso di farmi firmare il contratto.
Che ambiente ti ha accolto nella tua nuova squadra?
I ragazzi mi hanno accolto come un fratello minore, con molto rispetto e cercando di farmi sentire a casa nei limiti del possibile. Ho trovato molta attenzione anche da parte dello staff tecnico e dirigenziale che non esitano mai ad ascoltare ogni mio possibile problema. Per ora comunico con loro tramite il traduttore, presto però spero di poterlo fare autonomamente, con gli altri giocatori invece parlo in inglese e poi, sul campo, il calcio è un linguaggio universale!
(Marco Fattorini)