Le braccia al cielo dopo uno sprint su seicento metri che non finivano mai per la conquista della medaglia d’oro dei mondiali di ciclismo. Giorgia Bronzini, ventisette anni, piacentina, non era favorita. Ma l’Italia se l’aspettavano tutti, qui in Australia, dopo le vittorie di Martia Bastianelli (2007) e di Tatiana Guderzo l’anno scorso.



Un percorso tortuoso, dicevamo, terminato con un lungo falsopiano che ha visto l’impresa della Bronzini che ha preceduto la ventitreenne olandese Marianne Vos e la svedese Emma Johansson, classe 1983. Ma qui a Geelong non c’è spazio che per l’azzurro.

Una gara complicata quella vinta dalla Bronzini, che ha premiato l’atleta più in forma della squadra più forte: la Vos poteva fare di più (quattro argenti in quattro anni vorranno dir qualcosa), ma non ha avuto alcun supporto dalle sue connazionali, non all’altezza, mentre la Guderzo e Noemi Cantele fanno un lavoro egregio ricudendo gli strappi provocati dalla fuga delle tedesche Arndt e della britannica Cooke. Ma la differenza è stata la grane maturità sul finale della Bronzini che reagisce a un attacco prematuro delle due rivali, tradite dal rapporto inadatto al falso piano finale. Non c’è scampo: la vittoria è sua.



 

ORDINE D’ARRIVO

 

1 Giorgia Bronzini (Italia)
2 Marianne Vos (Olanda)
3 Emma Johansson (Svezia)
4 Nicole Cooke (GB)
5 Judith Arndt (Germania)

6 Grace Verbeke (Belgio)
7 Trixi Worrack (Germania)
8 Rasa Leleivyte (Lituania)
9 Elizabeth Armitstead (GB)
10 Carla Swart (Sud Africa)

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