Cinquant’anni. Mezzo secolo di vita per il più grande giocatore di sempre. Diego Armando Maradona, il campione che ha fatto innamorare Napoli e tutta l’Argentina, compie 50 anni. I suoi colpi sono ancora stampati nella mente di quanti hanno potuto ammirarne le gesta. Se nel suo percorso ha incontrato delle persone che hanno approfittato delle sue fragilità e gli hanno complicato un po’ tutto, ha potuto anche conoscere da vicino tanti compagni di squadra che gli sono sempre stati vicini. Fra questi c’è chi – come Salvatore Bagni – si definisce «l’unico amico» di Diego. In questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net Salvatore Bagni racconta un’amicizia che dura da 26 anni sul campo e fuori dal campo. Bagni avrebbe voluto anche allestire una festa in suo onore: «Non c’era tempo per organizzarla in così poco tempo, ma c’è sempre un’idea…». Il gol più bello con la casacca del Napoli, ma soprattutto l’uomo Maradona prima ancora del calciatore. Nelle parole di Bagni il ritratto di ieri e di oggi di Diego Armando Maradona. Il suo colpo migliore? «Trasmettere ai compagni il suo carattere, la sicurezza di pensare di essere più forti. Ci aiutava a giocare meglio». Sul piano strettamente calcistico non c’è nessun erede. Nemmeno Messi, che «ha tutti i colpi di Diego, ma poi non trasmette nulla: se non è in giornata e la squadra avversaria lo blocca, lui non aiuta».



Bagni, cosa può raccontarci dell’uomo prima ancora che del calciatore Maradona?

La gente lo giudica non conoscendolo e non conoscendolo si dicono solo le cose che si vedono esteriormente: la vita che ha passato tra alti e bassi. Se uno lo conoscesse veramente… E’ la persona più amabile, più umile che io abbia mai incontrato. Lo ripeto e lo rimarco sempre, perché non si può giudicare superficialmente una persona. E’ divertente, in compagnia è meraviglioso, ha considerazione delle persone che hanno fatto qualcosa per lui, è una persona stupenda. Poi aveva (e sottolineo il passato) tutti i problemi del mondo.



Rispetto a tante prime donne del calcio, con i compagni è sempre stato molto umile in campo e negli spogliatoi…

Dovrebbe sempre essere così. Non è che se uno gioca meglio di un altro deve essere supponente.

Purtroppo, però, non capita spesso…

Quelle non sono persone intelligenti. Lui è sempre andato verso le persone che avevano bisogno, verso i ragazzi, verso i compagni. Per me non è Maradona, ma è Diego, altrimenti non è più un’amicizia.

Quale era il suo colpo migliore?

Tutto quello che era visibile era facile da giocare. Il colpo migliore era quello che non si vedeva e non si notava: trasmettere ai compagni il suo carattere, la sicurezza di pensare di essere più forti. Ci aiutava a giocare meglio.



Se dovessimo fare una classifica del gol più bello con la maglia del Napoli, Salvatore Bagni cosa sceglierebbe?

Il più bello è stato quello contro la Juventus a Tacconi su punizione. Di gol ne ho visti fare un’infinità. Quello del primo anno contro la Lazio: il 4 a 0 con – sbilanciato sulla sinistra – un pallonetto a Orsi. Le punizioni che tirava erano tutte agli incroci. Il gol del 2 a 1 del Milan nell’anno dello scudetto: controllo in corsa su passaggio di Giordano, Maradona supera Nuciari e Maldini che cerca di recuperare il pallone che sta entrando in porta. Gol e assist: giocava per la squadra, conquistava punizioni e attirava su di sé più giocatori.

 

Ad ogni giro di orologio si individuano degli eredi… Ma c’è davvero qualcuno che gli assomiglia?

Nessuno. Nessuno in assoluto. Lui era il numero uno anche per le cose che non si vedevano. Messi, ad esempio, ha tutti i colpi di Diego, ma poi non trasmette nulla: se non è in giornata e la squadra avversaria lo blocca, lui non aiuta. Diego se non era in giornata, era lo stesso utile per i compagni: attirava su di sé i giocatori e non gli interessava la prestazione. Era una cosa diversa.

 

Parliamo del Maradona commissario tecnico, cosa è successo ai Mondiali contro la Germania?

La partita è stata totalmente sbagliata: ha lasciato spazio a una squadra che aveva la sua forza proprio nel chiudersi e nel ripartire. Ci sta nell’esperienza di un allenatore. Nessuno ha mai detto che sarà un grandissimo allenatore; lui ci prova con slancio. Tutti avevano parlato benissimo di lui per le prime quattro gare. Ama un calcio propositivo, offensivo (forse troppo), è mancato un po’ di equilibrio e la Germania ne ha approfittato, come del resto ha sempre fatto ai Mondiali. E adesso? Può rimettersi in gioco in qualche squadra? E’ sempre pronto. Non ha paura di niente e di nessuno e sono sicuro che prima o poi avrà un’esperienza a livello europeo. Penso che sia meglio in una nazionale, ma se ci sarà l’opportunità di una squadra europea lui non ha timori: affronta tutto a viso aperto.

 

Ha preparato un regalo particolare?

Beh, sono cose nostre. Senza far pesare nulla, in questi 26 anni che ci conosciamo ha fatto tanti regali, nel senso di gesti d’affetto, alla nostra famiglia: ad esempio è venuto da Pechino per trovare mia figlia incinta o due giorni da Buenos Aires al 18° di mio figlio. Sono cose che uno non si dimentica. C’è gente che non si sposta neanche per un chilometro, perché costa fatica.

 

Riuscite a vedervi per il traguardo di mezzo secolo?

Ci sentiamo al telefono. Sono stato in Argentina 20 giorni fa e abbiamo passato sette sere divertenti a Buenos Aires. Tutti gli anni trascorre un mese a casa mia: le nostre famiglie si conoscono bene. Penso che tornerò in Argentina in novembre per alcuni giocatori.

 

Prosegue, quindi, la sua attività di scouting…

Il mio lavoro è sempre stato quello di fare il consulente di mercato, la televisione è un divertimento. Collaboro con molte squadre, ieri ad esempio ero a Grenoble…