“Assaggia st’olive, sò greche”, diceva un indimenticato Mario Brega al timido Carlo Verdone in “Borotalco”. Il gol che ha assaggiato Costanzo, e con lui i 35mila del St.-Jakob Park, porta la firma di un Greco che però è romano di nascita e di fede. Un boccone amaro, indigesto, tremendamente pesante per un Basilea che in piena rampa di lancio si è vista la strada sbarrata da un “pischello” appena entrato in campo e subito micidiale per gli equilibri del match.



E’ Greco. Leandro Greco, centrocampista romano classe 1986, nativo del quartiere San Basilio, virgulto del vivaio romanista. Diversi anni passati con il bollino di promessa “non mantenuta” in giro per l’Italia a fare esperienza: due stagioni al Verona e poi a Pisa e Piacenza. Roba di qualche boccone, una cinquantina di presenze, rari gol. La consacrazione? Al caldo dell’estate 2010, tra amichevoli e ritiro dove il centrocampista da 150 mila euro l’anno ha salutato il Parco Dei Principi con un gol  rifilato al Paris Saint Germain e una prestazione di tutto rispetto. Al fianco dei “grandi” De Rossi e Pizarro, in settimane di preparazione, infortuni e problemi a centrocampo, Greco si è ritagliato il suo spazio con umiltà e lungimiranza.



 I frutti del lavoro estivo (e di quello invisibile negli anni addietro) sono arrivati in ritardo ma accompagnati dalla melodia della Champions League. Sul palcoscenico dell’Europa che conta, Greco non ha voluto limitarsi al ruolo della comparsa. Entrato per sostituire la stella Menez, Leandro de Roma ci ha messo due minuti, centoventi secondi, per recuperare un pallone giocato da Borriello e trasformarlo in gol con un sinistro tale da trafiggere Costanzo.

 

Ma Greco non è il classico talento che non sboccia. Dall’alto dei suoi 24 anni ha già provato sulla sua pelle l’imprevedibilità della vita. Nel 2005 (19 primavere e il futuro ai suoi piedi) fu colpito da un’infezione che lo tenne lontano dall’attività agonistica per cinque mesi con un bollettino di 10 chili persi e 30 giorni in ospedale. Nello stesso anno lo sfortunato debutto a Parma in serie A, unico lampo di un periodo che poi lo avrebbe visto alternarsi tra Primavera e altre squadre provinciali qua e là in Italia. Un peccato, per un giovane dalle grandi caratteristiche, persona per bene e professionista stimato dai compagni.



 

Oggi la girandola degli infortuni (Brighi, Pizarro, Taddei) ha voluto che fosse lui in pole position per il centrocampo. Favorito da quella stessa ruota che in passato gli ha più volte tarpato le ali. Ora è arrivato il suo momento. Almeno quello in cui poter dire all’Europa che esiste anche lui e che, scusate se è poco, non è un gregario qualunque. "Spero sia solo l’inizio", ha detto Greco riferendosi al gol di Basilea. Pur precisando che "anche quando ho segnato a Parigi sono rimasto con i piedi per terra, ci sono tanti grandi giocatori qui. Voglio sfruttare tutto quello che posso, sono contento ma da domani si ricomincia a lavorare". Lui, che d’imprevisti se ne intende, ritorna a Trigoria a testa bassa, con la consapevolezza che tutto può cambiare. Anche in centoventi secondi.

 

(Marco Fattorini)