5 aprile 2009: Juve Stabia-Sorrento doveva finire con la vittoria dei padroni di casa. Non lo reclamavano i tifosi: lo pretendeva il clan D’Alessandro, che da anni opera a sud della provincia di Napoli. Quel giorno l’unico segno in schedina gradito era 1 fisso, perchè il nuovo business della criminalità si chiama scommesse. Legali o clandestine non importa. Quel giorno interessava solo il giro d’affari che il derby, che si sapeva attirare molte puntate, avrebbe portato con sè. E per non sbagliare serviva l’aiuto dei giocatori.



Come leggiamo sulle pagine del sito www.gazzetta.it, l’uomo giusto sarebbe stato individuato in Cristian Biancone, 33enne attaccante e una carriera spesa nelle serie minori, ma soprattutto con molte amicizie pericolose. Come Francesco Avallone (uomo fidato del ras Paolo Carolei) che nell’intercettazione spiega quale sarebbe stata la fine del calciatore in caso di sgarro (“Se prende i soldi e poi lo Stabia non vince dobbiamo solo ucciderlo”). Le cose tuttavia vanno come previsto: lo “Stabia” vince 1-0 grazie al gol propiziato da una papera del portiere Spadavecchia (ex Nazionale Under 20), che secondo i giudici avrebbe puntato 20 mila euro sul k.o. della propria squadra diventando così l’assicurazione di Biancone.



E vengono alla luce fiumi di denaro sporco riciclati, partite truccate, scommesse clandestine, giri di usura, giocatori e dirigenti collusi o, nel migliore dei casi, fruitori del Sistema. Quella che sembrerebbe una inchiesta circoscritta a Castellammare è in realtà un’appendice di una relatà ben più grande e sconsolante: la camorra si arricchisce anche grazie al calcio e a tutto ciò che ruota attorno a questo mondo. E per esserne certi, come riporta il sito gazzetta.it, basta leggere le quasi 600 pagine dell’inchiesta “Golden gol”, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli: non facendo l’errore di pensare che tutto si sia concluso con i 22 arresti (compreso Biancone, mentre Spadavecchia da indagato continua a giocare nell’Andria) dello scorso ottobre.



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Il sistema è semplice e non ha punti deboli: grazie a funzionari compiacenti il clan s’impadronisce delle agenzie, attraverso prestanomi, iniziando così a riciclare denaro sporco. E i soldi arrivano da due canali: le scommesse, legali o clandestine (la camorra "banca" le scommesse, ossia le gestisce in modo privato: se vince incassa soldi puliti ed esentasse, se perda paga) e il gioco d’azzardo, eludendo i controlli e i vincoli di vincita imposti dalla legge. Il tutto accompagnato da un giro d’usura impressionante.

 

E il ruolo dei giocatori in tutto questo sistema? Un ex calciatore, che parla alla la Gazzetta dello Sport, racconta: "Non capisco come dopo tutti gli scandali sulle scommesse ci si possa ancora sorprendere: la maggior parte dei calciatori punta su partite aggiustate. C’è un passaparola: impossibile che un risultato concordato sfugga a questa rete". E, purtroppo, ad avvalorare questa tesi ci sono le intercettazioni telefoniche, in cui proprio Cristian Biancone racconta di aver saputo in anticipo persino il risultato di Bochum-Energie Cottubs, campionato tedesco: "Hanno fatto una cosa pazzesca in Germania. Sul live di Bochum-Energie si sono giocati in 20 minuti oltre 1 milione e duecento mila euro. Tutti sull’uno. Pensa: all’inizio ha segnato l’Energie. Eh, un vero capolavoro. Il risultato finale l’ho saputo mezz’ora prima…"

 

Le inchieste proseguono a 360 gradi: il calcio sta venendo divorato lentamente dal male oscuro delle scommesse clandestine, gestite dai tentacoli della camorra. Bisogna intervenire subito perchè non è possibile che in Italia non si possa puntare sulla gare delle serie minori perché le agenzie sanno che la criminalità ne disporrebbe con grande facilità. L’inchiesta del pm Francesco Basentini, che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Giuseppe Postiglione, ex presidente del Potenza calcio, è il primo segnale importante nella direzione di lasciare il calcio ai veri tifosi.