ESCLUSIVA BOLOGNA JUVENTUS – La Juventus è il sogno di molti ragazzini quando indossano per la prima volta le scarpette, in pochi, però, riescono a soddisfare questo desiderio e spesso lo fanno dopo alcuni passaggi graduali. Domenica Federico Casarini (nato il 7 settembre del 1989) ha una chance niente male per un ragazzo di vent’anni, cioè ha l’occasione di farsi notare, giocando («sarebbe una bella soddisfazione, ci spero molto») proprio contro la Juventus.
Un bel traguardo, come racconta in questa intervista eslusiva con il sussidiario.net, anche per chi come il numero 32 del Bologna non fa mistero di essersi diviso da tifoso tra la Vecchia Signora e la compagine emiliana, anche se oggi, dopo 9 anni di militanza, il cuore è tutto rossoblù. Nel calcio se hai vent’anni e sei italiano spesso devi faticare di più per metterti in mostra. Lui, Federico Casarini, si sta facendo notare tra le file del Bologna.
Ha iniziato a Carpi ed è cresciuto come attaccante nella Kennedy-Giliberti prima di passare al Bologna all’età di 12/13 anni. In precedenza era stato scartato dal Modena, ma aveva attirato l’attenzione del Bologna che lo provò in un torneo a Pavullo come centrocampista. Affare fatto. Se un tempo si vedeva solo come attaccante, oggi nello descrivere se stesso si definisce «un centrocampista con molta corsa e predisposto ad affrontare una partita fisica». Fra le sue caratteristiche, c’è senza dubbio la capacità di inserirsi senza palla, anche se nelle giovanili si è segnalato come mediano dal lancio lungo. Da giovane leva della Primavera si è ispirato al modo di giocare di Amoroso (allora a Bologna, oggi ad Ascoli), mentre a livello internazionale guarda con ammirazione a Gerrard e a Lampard, perché «hanno tutto, sono completi».
L’anno scorso la prima in serie A nella trasferta di Catania con i felsinei allenati da Mihajlovic: «Dopo due settimane con la prima squadra sono stato gettato nella mischia: il mister mi chiese se ero pronto e mi diede delle indicazioni tattiche, per il resto uno presuppone che a questo livello un giocatore sappia stare in campo». Non perde di vista l’umiltà di chi sa che la strada da percorrere è ancora lunga. «Devo migliorare in tutto: dalla gestione della palla con ritmi diversi al saper leggere la partita e le diverse situazioni».
Nel frattempo il cassetto dei ricordi contiene già una gioia immensa. «A Catania ho vissuto una grande emozione, una sensazione bellissima. L’impatto con la serie A è qualcosa di più di quello che uno si può aspettare perché più giochi e più senti l’importanza della partita e dei 3 punti». Poi per il centrocampista felsineo sono arrivate otto apparizioni con Franco Colomba in panchina. Se l’’anno scorso è stato catapultato nella massima serie a metà anno, ma non si vedeva ancora come un giocatore da serie A, in questa stagione, invece, si trova «dentro gli obiettivi della squadra. Ho trovato un gruppo fantastico con una grande disponibilità. In particolare ho legato con Guana, Lanna e Britos, ma con tutti ho un buon rapporto. In campo mi riempiono di consigli. La squadra è carica con un gruppo, mi ripeto, fantastico che vuole arrivare alla salvezza».
Forse a gennaio c’erano le possibilità di andare a giocare altrove, ma anche su suggerimento di Colomba il giovane è restato al Bologna. La famiglia non l’ha mai abbandonato e gli è sempre stata vicino negli inevitabili momenti difficili. Gioca nell’Under 20 e si candida per un posto nell’Under 21 di Casiraghi, «magari l’anno prossimo». Nel mondo del pallone l’esperienza si accumula anche grazie all’aiuto degli addetti ai lavori, che spesso diventano quasi dei fratelli maggiori e hanno il compito (non sempre facile) di spronare i campioni in erba. Federico ha potuto attingere dall’esperienza del suo procuratore Marco De Marchi («mi dà consigli e mi segue da diversi anni. Mi ha sempre caricato per farmi migliorare in un rapporto costruttivo»). Anche nei confronti di Giancarlo Marocchi, oggi responsabile del settore giovanile, prevale un sentimento di riconoscenza: «Mi ha fatto vedere gli errori e mi ha fatto imparare tanto»
(Luciano Zanardini)