CHELSEA INTER – L’Inter, che ha sbancato Stamford Bridge con un capolavoro di voglia, determinazione e intensità, è un gruppo finalmente solido e senza paure. E chi ha rafforzato, sgrezzato, dato la fiducia e lo spirito vincente a questa squadra è Josè Mourinho. La squadra prima di tutto,”in campo ci vanno loro”, ripete alla nausea lo Special One, ma nel passaggio del turno la sua mano è evidentissima.



Prima di tutto il gruppo dicevamo, e proprio nell’ottica di dare legittimità e coesione alla squadra va letta l’esclusione di Mario Balotelli. Un segnale chiarissimo a Super Mario e soprattutto ai compagni, la fiducia totale ai “senatori” e ai nuovi innesti che sudano e sbuffano tutto l’anno in allenamento, che hanno doppie lauree europee, vedi Eto’o, ma corrono per tutto il campo e, all’occorrenza, fanno i terzini e rincorrono gli avversari. Così nascono le grandi squadre: tutti al servizio della maglia, tutti ad aiutare i campagni, per questo l’Inter è paradossalmente più forte senza Ibrahimovic, per questo Balotelli troverà spazio solo quando il suo atteggiamento cambierà. Mario per caratteristiche tecniche e fisiche era il giocatore più adatto alla sfida di ieri, lasciarlo a casa è stata una scommessa, rischiosa, ma vinta.



Poi l’atteggiamento. L’Inter molle e impaurita, che negli ultimi anni è stata rimandata a casa in Champions da Villareal, Valencia, Liverpool e Manchester United, sembra essere scomparsa. La forza e la convinzione nei propri mezzi è un regalo dello Special One che, con atteggiamenti spesso anche discutibili (vedi le reiterate polemiche), ha creato un gruppo convinto e feroce: i giocatori entrano in campo con la consapevolezza di essere i migliori. Il rischio è il nervosismo eccessivo, che però ha avuto effetti collaterali (vedi partita contro la Sampdoria) sopportabili ma si è trasformato in energie positive nelle partite determinanti. Infine il capolavoro tattico.



 

Alla lettura delle formazioni i più avranno strabuzzato gli occhi nel vedere l’Inter schierata con tre punte vere più Snejider. Invece l’alchimia dello Special One ha letteralmente congelato la partita. Due punte larghe, Pandev ed Eto’o per bloccare i terzini di Ancelotti, Milito a coprire il fronte offensivo e a fare da sponda per gli inserimenti delle due punte e dare un riferimento a uno Snejider in versione Suarez. Un’altra scommessa vinta, un’altra mossa coraggiosa e un messaggio che prima di tutto era rivolta ai giocatori stessi: siamo l’Inter, entriamo in campo per vincere anche a Stamford Bridge. Detto, fatto….

 

(Francesco Lovati)