CHELSEA INTER – L’Inter supera il Chelsea grazie a due vittorie e accede ai quarti di finale di Champions League. Il club nerazzurro ha finalmente svestito i panni di squadra timida e impaurita che troppo spesso aveva indossato nelle nottate europee. Era accaduto recentemente, durante il girone di qualificazione, ma non si è ripetuto nella “due giorni” Milano-Londra. I nerazzurri possono ora dire la loro in Champions e sono in molti ad aver paura. Una metamorfosi che si basa sostanzialmente su tre elementi. «Sneijder – scrive l’editorialista de La Gazzetta dello Sport, Garlando – prima di mandare in gol Eto’o, l’olandese ha spalancato la porta a Pandev con un colpo di tacco. Il colpo di tacco è la Durlindana dei numeri 10. Ancelotti conquistò una Champions grazie a due numeri 10: Pirlo davanti alla difesa, Kakà dietro le punte. Ieri, senza qualità, Ancelotti è stato fatto a pezzi da Sneijder, la luce che da anni mancava all’Inter».



Novità anche per quanto riguarda il possesso palla: «Nel calcio il coraggio non viene dal cuore – prosegue Garlando – ma dai piedi: tenere palla ti fa sentire forte. All’Inter del passato recente questa forza mancava, specie in Europa. Al Camp Nou, nel girone di qualificazione, si è trovata al centro del torello del Barça, avvilita dalla tecnica altrui. Ieri, pur nelle condizioni di poter attendere, l’Inter ha avuto più possesso (51%) del Chelsea (49%) che doveva attaccare. Una rivoluzione. Il palleggio di Sneijder, Motta, Pandev… ci ha restituito l’immagine che avevamo una volta delle squadre inglesi: gente che corre. La tecnica è cosa nostra».



Infine il coraggio: «Al 70’ della ripresa, l’Inter si è ritrovata ad attaccare con quattro uomini in area. Gestire un vantaggio in trasferta con tre punte e un fantasista non è idea banale: è la rotta geniale di Mourinho, che viene dal Portogallo, terra di grandi navigatori. Senza coraggio non si scoprono terre nuove. L’Inter non ha urlato «Gol!», ha urlato «Terra!», perché è sbarcata finalmente in un continente a lungo sconosciuto: l’Europa. L’ha fatto grazie a nuovi uomini e a nuove abitudini».