Ventiquattr’ore per riprendersi l’Inter, ventiquattr’ore per ritornare lo Special One. Applausi per Josè Mourinho, assurto a nuova gloria dopo aver riportato i nerazzurri nei quarti di Champions League. Una partita vinta tatticamente e psicologicamente quella contro il Chelsea, forte delle certezze personali e di uno stadio comunque amico. Ma, soprattutto, una serata per la svolta. Perché poco prima dell’inizio del match Mou era considerato in crisi, di risultati e di credibilità. Risultati per i soli quattro punti nelle ultime sei partite, che hanno permesso il semiaggancio al Milan in testa alla classifica.
Credibilità perché più di un commentatore aveva considerato come inutile prova di forza l’ostracismo dell’ultima ora verso Mario Balotelli, buona più per farsi del male che per aiutare l’Inter, con relativo allarme rosso nei rapporti con Massimo Moratti. Niente di tutto questo. Perché il risultato di Stamford Bridge e l’autorevolezza della prova riconsegnano all’Italia un Mourinho professore di pallone e non soltanto di diatribe dialettiche.
Ritrovato il filo del gioco, rafforzata la fiducia del presidente ma, in particolar modo, confermata la capacità di fare presa sulla squadra. Basti vedere come Marco Materazzi, uno degli autorevoli anziani e, sicuramente, uno non favorito nelle scelte dal portoghese, abbia liquidato la rottura con il talento («A Mario parlerò io…»), ribadendo la compattezza del gruppo a favore dell’allenatore. Una serata che cambia molte strategie in casa nerazzurra.
Obbliga Balotelli a recuperare un pizzico di umiltà se vorrà contare ancora qualcosa (e il nuovo procuratore Mino Raiola già lancia segnali in tal senso, visto l’appoggio di Moratti al tecnico nella vicenda). Avvisa il campionato che l’Inter è tornata dopo la batosta di Catania e in vista di una trasferta tutt’altro che abbordabile come quella di Palermo. Rimette Mourinho saldamente sul ponte di comando, rimandando ad altri tempi la realizzazione del suo programma personale: «Tornare in Premier, vincere un titolo nella Liga e guidare il Portogallo». Tutto perché forse, per una sera, s’è per l’appunto giocato a calcio.