MILANO SANREMO – 20 marzo 2010, centounesima edizione della Milano-Sanremo. La classicissima, la corsa che apre una stagione ciclistica orfana, quest’anno, del grande Ballerini. Il calendario agonistico, a dire il vero, è già cominciato da poco più di un mese, ma con corsette ai 4 angoli del pianeta: il ciclismo che conta comincia da qua, si dà appuntamento a Milano, e più precisamente al Castello sforzesco, e dà il via all’annata agonistica del pedale pedalando 298 km verso il mare: la pianura padana, la riviera di ponente, e infine Sanremo. Ha vinto lo spagnolo Freire, con una volata regale, davanti a Boonen e Petacchi. Un ordine d’arrivo di grandissimo prestigio, che potrebbe leggersi come il risultato scontato d’una volata banale. In verità, la corsa è stata tiratissima e incerta fino agli ultimissimi metri. 199 i partenti, senza l’americano Armstrong bloccato da una gastro-interite. Foglio firme posto in Piazza Castello, a Milano, dove alle 9:30 parte la corsa. In via della Chiesa Rossa, alla periferia sud della capitale lombarda, il via ufficiale. C’è pioggia battente. Subito una fuga: Piemontesi, Ratti e Caccia, dopo appena un km, scattano e si involano verso la lunga traversata della piana padana: arriveranno ad avere anche più di 20 minuti di vantaggio, e nella loro avanscoperta i 3 attraverseranno Pavia, l’Oltrepò, Tortona, Basaluzzo, la valle dell’Orba sino a giungere in Liguria. Sul passo del Turchino si accende la corsa, ma non tanto per qualche attacco in salita ma perché in discesa il gruppo si spezza. Comincia qua, con questo primo episodio, una corsa spettacolare che non avrà da questo momento alcun attimo di pausa. Tra Voltri e Arenzano i fuggitivi mantengono 10 minuti di vantaggio, e il gruppo insegue spezzato in due tronconi a 8 e 9 minuti.
A Noli i due gruppi si ricompattano, ma comincia la salite delle Manie, dove la fuga di Ratti, Caccia e Piemontesi ha il suo epilogo. Sulle Manie la squadra Katusha e Pozzato fanno la corsa dura, vanno in difficoltà Cunego e Cavendish, e restano solo in 70 davanti. Sull’Aurelia, però, a mano a mano rientrano tutti, non senza faticare, e ai Capi il gruppo è di nuovo compatto. La corsa, però, si riaccende immediatamente. I Capi sono storicamente l’inizio della Classicissima, e su Capo Mele, Capo Cervo e Capo Berta la fatica comincia a farsi sentire. Dopo altri tentativi di fuga, tra cui da riportare quelli del francese Bouet e quello di Grabowsky, sul Capo Berta il gruppo comincia a marciare in fila indiana tirato dalla Liquigas. La squadra verde-blu tira il collo a tutti anche sulla Cipressa dove Cavendish si stacca definitivamente, in cima il gruppo è frammentato: pochi metri, sarebbe un attimo rimettersi insieme, ma Ginanni attacca a tutta in discesa e sgretola alle proprie spalle completamente il già rarefatto gruppo. Al rientro sull’Aurelia la corsa è ormai nel vivo: una gara bagnata e dura nella pianura padana, poi il Turchino, le trenate della Katusha sulle Manie e la lunga fila indiana su Capo Berta e sulla Cipressa hanno sortito il loro effetto: prima del Poggio i migliori sono davanti, tutti gli altri sono tagliati fuori. Un attacco del francese Offredo, e sul Poggio, ultima asperità di giornata, Garzelli fa il passo in testa. Rogers, Gilbert e Pozzato provano a scattare, seppur timidamente; Nibali, Gilbert, Ginanni e Hushovdt provano ad attaccare in discesa ma all’ingresso di Sanremo i migliori, una trentina, sono di nuovo tutti insieme.
Ai meno 3 allunga Nibali, Pozzato lo riprende e lo salta, ma il gruppetto alle spalle non dà scampo: il Liquigas Oss tira forte a mani basse, lancia la volata a Bennati, il quale, stanco, non riesce a sprintare fino in fondo. Freire esce dalla ruota del toscano e lo salta a velocità doppia. Boonen, a ruota di Freire, non riesce nemmeno ad avvicinarlo. Petacchi, partito accanto a Boonen, non riesce a liberare la vecchia progressione di un tempo. Stavolta la potenza pura è nelle gambe di Freire, che quest’anno ha già vinto tanto. Quarto il giovanissimo Modolo, della Colnago: 22 anni, una grande stagione nei dilettanti l’anno scorso, e quest’anno già un 4° posto alla Sanremo. Boasson Hagen, uno dei favoriti della vigilia, nemmeno è entrato nello sprint; a Cancellara, pur arrivando coi migliori, non è riuscita la fucilata del 2008; Cavendish è perso anni luce più indietro: il vincitore del 2009 fa parte di quei microgruppetti formatasi tra Cipressa e Sanremo. Oscar Freire oggi era il più forte: il secondo e il terzo, Boonen e Petacchi, sul traguardo non sono nemmeno arrabbiati, sono soddisfatti e unanimi nel riconoscere la superiorità netta di Freire. E così Oscarito, dopo aver vinto 3 mondiali, riesce anche a vincere per la terza volta la Sanremo: complimenti. E complimenti per aver deciso, per la prima volta, di venire a disputare il Giro. Ci farà piacere vedere questo fuoriclasse sulle nostre strade.
(Gigi Crema)