Con fiera testardaggine, la Juventus continua a farsi male da sola. Distanti i tempi del 2-1 all’Inter, tristi quelli dell’era Zaccheroni: media punti inferiore a Ciro Ferrara (1,3 contro l’1,6 del predecessore) e squadra scivolata fuori anche della zona Europa League dopo la batosta di Napoli, l’ennesima subita in rimonta. Ha un bel dannarsi il presidente-amministratore delegato-direttore generale Jean-Claude Blanc a indicare il quarto posto come obiettivo minimo.
Il rischio serio è non partecipare a nessuna coppa la prossima stagione (impresa riuscita solamente a Gigi Maifredi, anno della serie B esclusa), con tutte le conseguenze economico-attrattive del caso. Economiche perché, in attesa dello stadio autofinanziante, la società dovrebbe di nuovo mettere pesantemente mano al portafoglio per rivedere la squadra. E le voci non sono tutti concordi da questo punto di vista. Attrattive perché una Juventus di scena solo in Italia avrebbe poco appeal presso giocatori e allenatori. Quest’ultimo fronte sta diventando il più spinoso per il pensatoio bianconero, dopo le barricate alzate a Firenze sul nome di Prandelli.
La famiglia Della Valle ha dato appuntamento a dopo Pasqua ma, in queste ore, il patron Diego sta velenosamente ricordando al tecnico che in casa viola i contratti si rispettano, come accaduto con Toni. E quello di Prandelli scade nel 2011. Strada in salita, malgrado la Juventus abbia individuato nell’ex bianconero il futuro.
Alternative? Rafa Benitez e Laurent Blanc, se i bianconeri andranno in Europa, più defilato Max Allegri. Guai anche per quanto riguarda la squadra. Perché, l’eventuale rivoluzione, è bloccata da contratti (pesanti) in scadenza nel 2011: Del Piero, Legrottaglie, Trezeguet, Camoranesi, Salihamidzic, Grygera, Zebina. E quelli di gente che ha deluso (Diego e Felipe Melo) sono altrettanti zavorrati da cifre con molti zeri. Idee, al momento, tante.
Tutte in sospeso: Gilardino se arrivasse Prandelli per l’attacco, con Kuranyi oggi più lontano e Dzeko costoso e promesso al Milan. Van der Wiel dell’Ajax, Douglas del Twente e Tasci dello Stoccarda per una difesa cui Mexes ha già detto no, dove Bonucci è in calo e Caceres un punto interrogativo, per la pubalgia e per l’alto costo del riscatto. Ma il punto interrogativo più grande va riservato alla società: perché un fallimento in chiave Europa porterebbe a un ribaltone imprevisto poco tempo or sono.