Il derby . Qualcosa di inglese e non c’è città più inglese di Genova. Il porto, i carruggi, le fabbriche. Una città da archeologia industriale come tante metropoli d’Inghilterra. E una delle sue squadre protagoniste, il Genoa, che porta il nome inglese della città e nella sua ragione “Cfc” che vuol dire cricket and football club. E la Sampdoria, crasi di Sampierdarenese e Andrea Doria, ha qualcosa di meticcio, cioè della caratteristica principale di un grande porto, dove si mischiano razze, lingue, storie. Diverse (bisogna dirlo ché ognuna delle due ha gelosia delle origini e rivendica purezza del sua Dna) ma uguali per la passione che muovono, per la feroce acrimonia, così genovese, che smuovono. Non c’è nulla come il derby di Genova, così inglese, così siderurgico, così acceso come un vecchio altoforno di Cornigliano.



Bisogna viverlo, immergervisi almeno una volta per capire. Per capire come divida famiglie, come solchi amicizie, come costringa ad affermazioni estreme come quella di una persona che stimo che una volta mi disse: “Non ho un amico sampdoriano”. “Esagerato” gli risposi, poi, tornando casa, feci l’elenco di tutti i miei numerosi amici sampdoriani. Tanti, veramente, compreso un adorato figlioccio. Però. Però, tra i miei amici – arrivai alla conclusione – quelli capaci delle più feroci cattiverie. Questo è il derby di Genova. Un fatto di cultura, altro che sport.



 

(Fred Perry)

 

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