Si fa incandescente il pre-partita di Barcellona-Inter. Al termine della conferenza stampa di Mourinho, tenutasi ieri sera, un gruppo di “tifosi” incivili e beceri ha preso di mira l’auto del tecnico portoghese, colpendola con calci e sputi e inveendo con cori irripetibili. Una piccola brutta parentesi in un clima incandescente, sintomo dell’attesa snervante che sta precedendo la supersfida. Chiarisce al meglio il clima che si respira in terra blaugrana lo stesso Special One: «Per noi la Champions League è un sogno, per il Barcellona è invece un’ossessione. So bene cosa significhi per i catalani andare a vincere la Champions League a Madrid. Ho capito tutto nel 1997, quando ero qui come traduttore e vissi una finale di Coppa del Re, Betis-Barcellona, giocata al Bernabeu. Sembrava che avessimo vinto la Coppa del mondo, perché piantare la bandiera catalana in quello stadio è qualcosa di incredibile».



Mourinho torna a parlare dell’arbitro dell’andata: «E’ mio socio in un ristorante avete detto. Ma per favore, non ho tempo per pensare ad altre attività lavorative e non ho bisogno di altre fonti di reddito, per fortuna. E poi non capisco tutte queste storie. Non sarà mica un problema per la squadra più forte del mondo ribaltare un 3-1 nel giro di novanta minuti…».



Stasera arbitrerà De Bleeckere, ma Mou non è preoccupato dell’arbitro: «Non mi preoccupa l’arbitraggio, mi preoccupano i giocatori che voglio complicare la vita dell’arbitro, magari buttandosi o reclamando cartellini». Infine uno sguardo alla gara: «Risponderemo giocando, l’Inter oggi è molto più forte di quella che qui perse meritatamente nella fase a gironi. Saranno in 98.000 fuori, ma in campo si va 11 contro 11, più quattro arbitri che spero all’altezza dell’evento. E’ una partita, non una guerra. Ripeto, loro sono ossessionati dalla Champions. Io no, l’ho già vinta. In generale per noi è un sogno, un bellissimo sogno. Lo è per la squadra, per i tifosi, per il nostro presidente, che potrebbe fare come il suo papà e salire sul tetto d’Europa».

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