UDINESE JUVENTUS – Valerio Bertotto è una bandiera per l’Udinese in cui ha giocato dal 1993 al 2006 e di cui è stato anche il capitano per lungo tempo. In occasione di Udinese – Juventus lo abbiamo intervistato, in esclusiva per ilsussidiario.net. Bertotto parla della società friulana, di come si vive il calico in una realtà piccola ma che negli anni ha sapuro ritagliarsi il proprio palcoscenico.



Bertotto, Udinese – Juventus è una partita molto importante per tutte e due le formazioni…

Sì, l’Udinese deve cercare di salvarsi mentre la Juventus sta inseguendo la zona Champions League. Credo che, anche se la Juve è una formazione molto forte, l’Udinese abbia i mezzi per metterli in difficoltà e magari anche vincere.



Spieghi meglio…

La compagine friuliana non sta facendo un grande campionato, dato che si trova nelle zone basse della classifica, tuttavia è in grado di giocarsela con tutte le altre squadre. Ha una difesa che prende molti gol e fa fatica in trasferta ma ha una coppia d’attaccanti, Floro Flores-Di Natale, molto prolifica. Di Natale poi è anche capocannoniere, sono giocatori in grado di decidere un incontro in ogni momento.

A Udine c’è stato anche Zaccheroni che ora è alla Juventus…

Zaccheroni è allenatore con molta competenza e professionalità. Conosce bene il calcio e penso che se la Juventus riuscirà a raggiungere il quarto posto, molti meriti saranno da attribuire a lui.



Come si spiega questa annata così difficile per i friulani?

Ci sono stati molti infortuni, alcuni giocatori che hanno reso meno del previsto, una società che non è abituata a trovarsi in queste posizioni di classifica. Così si spiega questa situazione.

Invece si salverà l’Udinese?

Credo di sì. Il potenziale c’è. L’unico problema è il fatto che non è più abituata a lottare per traguardi di questo tipo. Ma sono fiducioso.

L’Udinese infatti è ai vertici del calcio italiano da tanto tempo…

Tanti anni di serie A, la partecipazione alle coppe europee, la Coppa Uefa e anche la Champions League. Ottimi campionati, tanti giocatori importanti che sono cresciuti o passati di qui. E’ una società che ha saputo sempre fare molto bene.

Fin dai tempi dell’acquisto di Zico…

E’ stato importante quel momento ma penso che siano ancora più importanti gli ultimi quindici anni nella storia della società friuliana in cui si sono raccolti risultati molto significativi.

 

Quali sono i giocatori che secondo lei sono stati più importanti per l’Udinese in questi anni?

Ce ne sono tanti, da Amoroso a Bierhoff, a De Sanctis a Iaquinta. Ora c’è Di Natale, un calciatore straordinario.

 

Quali sono le ragioni che consentono a una piccola società di provincia di stare per tanto tempo nell’elitè del calcio professionistico?

Programmazione, idee chiare, organizzazione molto buona. Una rete di osservatori che permette di scoprire calciatori di buona qualità, strutture molto buone con un centro sportivo di grande valore. Nulla è lasciato al caso all’Udinese.

 

Merito di Pozzo?

Pozzo ha certamente i suoi meriti. Ha permesso con le sue scelte e la sua gestione di mantenere l’ Udinese ad alti livelli. Poi c’è da sottolineare l’ottimo rapporto con la città. E’ un ambiente ideale per fare sport… Udine è una città di 100.000 abitanti. Il Friuli è una parte della provincia italiana. Ma qui si lavora bene. Non c’è assolutamente pressione. Si vive il calcio senza isterismi. E’ veramente l’ambiente ideale per fare football.

 

Da altre parti non è proprio così, vedi lo schiaffo a Zebina…

Lo schiaffo a Zebina è stato un gesto assurdo. La violenza, ogni tipo di violenza è sbagliata. In Italia tutto sta diventando troppo esasperato

 

Non pensa che il modo di vivere il football a Udine debba essere un esempio?

Sono d’accordo, bisognerebbe mitigare i toni. In Inghilterra il calcio è uno sport che viene vissuto in maniera diversa: nella Premier League c’è un atmosfera differente. A Udine il calcio non è vissuto come una guerra, potremmo dire che anche qui vince il modello inglese.

 

(Franco Vittadini)