Ultima di campionato tra le mura amiche dello stadio Olimpico. Domenica 9 maggio, cielo terso e clima estivo, si è presentata come una giornata di festa, sin dall’ora di pranzo quando i primi tifosi hanno cominciato a gremire le zone antistanti ai cancelli dell’impianto sportivo. Ragazzi che ultimavano gli striscioni, famiglie con bimbi al seguito, gruppi di giovani, turisti con la sciarpetta. Più di 50mila persone che hanno voluto salutare la Roma di Totti e Ranieri nell’ultima partita casalinga disponibile.



Una festa, quella per capitan Totti, era già in programma da qualche giorno. I tifosi giallorossi non hanno voluto far mancare l’affetto per il proprio capitano, da giorni al centro delle polemiche dopo il brutto fallo ai danni di Balotelli. Il popolo romanista si è presentato allo stadio munito della maglietta numero 10, un classico per gli amanti della Maggica. La t-shirt di Totti poteva essere adocchiata ovunque: dalla tribuna Stampa alla curva Sud, passando per la tribuna d’Onore. C’è chi possedeva quella attualissima della stagione 2009-2010 e chi invece la indossava al contrario con “Totti 10” in evidenza.



Anche gli striscioni citavano, a lettere cubitali, il capitano giallorosso. La Curva Sud ha omaggiato Totti con decine di messaggi. “Sempre al tuo fianco, capitano”, “Roma ti ama, l’Italia ti invidia”, “io sto con Francesco” e così via. Dalla tribuna d’Onore anche Ilary Blasi, moglie del numero 10, ha srotolato uno striscione con su scritto “Totti non si discute si ama”.

La festa giallorossa è cominciata prima della partita, con il boato al momento della lettura delle formazioni, le standing ovation per Claudio Ranieri e gli abbracci a Philippe Mexes che, seppur dalla panchina, salutava e si sbracciava per raggiungere quanti dalla tribuna lo chiamavano con affetto. Il match è poi trascorso tra cori, passione, il minuto di euforia al momento dello 0-1 di San Siro. Dopo il gol del Cagliari, niente paura. Lo stadio si è stretto con maggior calore intorno alla squadra e la spinta canora si è fatta sempre più suggestiva e incalzante. Atmosfera che si è infuocata al momento delle reti messe a segno da Francesco Totti, riconfermatosi assoluto protagonista del pomeriggio romano.



 

La ciliegina è però arrivata a partita conclusa. Già diversi minuti prima della fine del match, l’altoparlante dell’Olimpico ha invitato i presenti a rimanere seduti al momento del triplice fischio finale. Motivo? Il giro di campo della squadra per salutare i tifosi. E così è stato. Al termine dei 90 minuti, i giocatori hanno omaggiato un Olimpico entusiasta e ricolmo di emozioni. Oltre a dirigenti e fotografi, hanno fatto il loro ingresso in campo anche i piccoli figli dei calciatori che hanno preso confidenza con il prato dell’Olimpico, chi per giocare ad acchiapparella, chi per calciare in porta il pallone.

 

Intanto un certo Rodrigo Taddei si era già impossessato della macchinetta elettrica del soccorso calciatori. Il brasiliano è montato in sella e ha fatto il giro dello stadio per salutare i propri tifosi raccogliendo l’ammirazione dei presenti. L’idea è risultata molto apprezzata, tanto che anche Julio Sergio e Riise hanno preso un altro miniveicolo e, insieme, hanno effettuato il giro d’onore circumnavigando lo stadio romano. Gli altri, Totti compreso, si sono accontentati di una passeggiata, magari mano nella mano con i figli per salutare e ringraziare l’entusiasmo dilagante dei 50mila presenti. "Grazie Roma" di Antonello Venditti è risuonata per circa 3 o 4 volte e il pubblico ha continuato ad applaudire, sbandierare, cantare e urlare.

 

Perché scudetto o non scudetto, questa stagione andava celebrata nel migliore dei modi, con entusiasmo e riconoscenza per dare il giusto merito ad un gruppo che, guidato da un coraggioso allenatore, ha sbalordito anche i più scettici. La passerella finale dell’Olimpico si è colorata di affetto e allegria. Una sorta di arrivederci che, nel caso di alcuni (Toni, Burdisso, Mexes, Taddei) potrebbe rappresentare l’addio. Nessuno di loro però ha rinunciato all’abbraccio finale con quell’Olimpico che, seppur abbandonato una volta per tutte, sarà fonte di emozioni e ricordi indelebili. Come in ogni storia d’amore che si rispetti.

 

(Marco Fattorini)