Ha vinto l’Inter, ha vinto per la seconda volta consecutiva Josè Mourinho. Il 18esimo Scudetto della storia nerazzurra è sembrato per certi versi un remake del 16esimo vinto sotto la pioggia di Parma, con la Roma principale antagonista che all’ultima giornata accarezza il sogno di vincere il campionato. Dietro a questa vittoria però, non ci sono le magie ed i capricci di Ibrahimovic, non c’è quello strapotere fisico che spesso risultava decisivo ai fini del risultato. Quest’anno in casa Inter sono cambiate molte cose, lo svedese non c’è più, è fuggito a Barcellona sperando di poter vincere la Champions League, manifestazione che sabato prossimo i nerazzurri proveranno a portare a Milano, Bayern Monaco permettendo.



E’ arrivato Samuel Eto’o, il camerunense dai doppi polmoni, in questo modo Mourinho ha potuto cambiare gioco, niente più lanci ad Ibra, solo tocchi di prima, spirito di sacrificio, anche perchè in attacco c’è stato sempre l’implacabile Diego Milito, un altro attaccante di razza entrato alla Pinetina in punta di piedi. E’ stato il suo campionato, 22 gol al primo anno all’Inter, dietro solo al capocannoniere Di Natale che ha sfiorato i 30 gol. Parlavamo del gruppo, in questa Inter non c’è stato spazio per le “prime donne”, lo ha capito anche Balotelli che dopo i capricci da star si è adeguato al “sergente Mourinho” e ad un gruppo che ad ogni partita si cementava sempre di più. Un campionato per nulla facile, anche se dopo pochi mesi qualcuno aveva già messo fuori il cartello “Game Over”. Ma l’Inter nel finale ha accusato le fatiche di Champions dove è riuscita ad arrivare in finale passando tra mille difficoltà. Onore ad una Roma sublime, capace di rimontare il distacco, grazie anche ad un grande Claudio Ranieri, artefice del mezzo miracolo giallorosso.



Ora i nerazzurri potranno festeggiare solo per poco la conquista dello Scudetto, sabato prossimo si va a caccia del trofeo più ambito, la Champions League, che nella bacheca di Corso Vittorio Emanuele manca dal 65′. L’Inter e Mourinho proveranno a fare il “triplete”, dopo la vittoria in Coppa Italia ed il Campionato e in attesa di conoscere il futuro dello Special One, che potrebbe lasciare da eroe per volare a Madrid e tentare di riportare in alto il Real di Perez.

Nel frattempo, in Italia, nonostante le mille polemiche, qualcuno dovrebbe cominciare a riconoscere i meriti del portoghese, che in due anni in Italia ha vinto due Scudetti consecutivi, quattro titoli nazionali. Sarà anche arrogante e saccente, ma ha dimostrato di essere davvero un grande allenatore. Nella festa dell’Inter non può non essere menzionato Giampaolo Pazzini, attaccante della Sampdoria, che ha fermato la corsa della Roma all’Olimpico siglando una doppietta che ha praticamente consegnato ai nerazzurri il match point.



 

Ultimo pensiero per Diego Armando Maradona, selezionatore dell’Argentina: nella sua lista dei convocati abbiamo intravisto parecchi nomi terrificanti, giocatori ormai sul viale del tramonto o mai diventati grandi. In mezzo a questi nomi mancano quelli di Cambiasso e soprattutto Zanetti, due calciatori che in questa Inter sono stati uomini cardine sia in campionato che in Europa con prestazioni strepitose. Ma questo è un altro discorso, a Siena la festa è iniziata, a Milano in Piazza Duomo i tifosi nerazzurri hanno già dato vita ai festeggiamenti che si spera, per l’Inter e per il calcio italiano, si possano ripetere anche a Madrid sabato prossimo.

 

(Claudio Ruggieri)