Inter 18, Diego Alberto Milito 22. Giusto che la parola fine sulla parola scudetto sia stata scritta da uno dei giocatori meno sponsorizzati e più efficaci. La pietra tombale su tutti quelli che – un’estate fa – avevano vaticinato un’Inter più umana (e più avvicinabile) dopo la separazione da Zlatan Ibrahimovic. Niente di tutto questo. Nerazzurri padroni d’Italia per la quinta volta consecutiva, compreso lo scudetto assegnato alla scrivania e ora contestato da una risvegliata Juventus. Una stagione in cui, tolto il passo falso iniziale in Supercoppa contro la Lazio, sono arrivati anche la coppa Italia contro la Roma e una Champions League da conquistare sabato prossimo a Madrid contro il Bayern Monaco.



E senza Ibra, che ha sì vinto la Liga con il Barcellona, ma che si è ritrovato messo kjsempre più in disparte nella seconda fase della stagione a favore dei giovani della cantera. Non solo, perché lo svedese è stato anche uno dei maggiori assenti tra i catalani nell’eliminazione in semifinale di Champions contro l’Inter, ideale continuazione delle amnesie europee stabilmente vissute ai tempi milanesi. Niente di tutto questo è invece Milito, uno degli intoccabili per José Mourinho. Una continuità impressionante, con 22 reti equamente suddivise tra andata e ritorno, con la capacità di farsi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto, quando le circostanze lo richiedevano: zero polemiche e tanta sostanza, quanto chiede ai suoi il tecnico portoghese.



Intorno all’attaccante è stata costruita una squadra in grado di adattarsi a ogni situazione. Più potente che scintillante, più operaia che borghese: concretezza al servizio dell’obiettivo da raggiungere. Non più Ibra-dipendente – che era la critica più evidenziata della passata stagione – ma in grado di colpire con tutti i suoi interpreti, dosati al meglio dal direttore della panchina. Bello e, ripetiamo, giusto che sia stato Milito a fissare il risultato di Siena. Uno che sarebbe stato bello vedere in serie A già cinque anni fa, se non ci fosse stato il collasso del Genoa dopo la promozione dalla B. Uno tornato da noi per un errore di Maurizio Zamparini e per la determinazione di Enrico Preziosi: lui oggi conta ancora i soldi che ha portato a casa nella plusvalenza e l’Inter incassa uno scudetto in più. Mentre Ibrahimovic si gode la prigione dorata di Barcellona…

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