Conquistata la maglia rosa al Giro d’Italia, Ivan Basso si sta già preparando al prossimo Tour de France che inizierà tra meno di un mese. In questa intervista “Ivan il terribile” oltre a raccontarci come è arrivato alla vittoria al Giro, ci spiega quali sono gli avversari che teme nella corsa alla maglia gialla.
Quali sono i segreti della vittoria al Giro d’Italia?
Una preparazione attentissima, una grande forza d’animo e una squadra splendida. Questi tre ingredienti sono stati fondamentali per la mia vittoria. Ho cominciato a preparare questo appuntamento dal dicembre scorso, con il primo ritiro collegiale della mia squadra, la Liquigas-Doimo. Ho lavorato in altura, a casa, con il sole e con la pioggia. Ero determinato in allenamento e lo sono stato pure in corsa. Non mi sono mai scoraggiato e grazie al supporto dei miei compagni, oltre che alla fiducia dei tecnici, sono riuscito a realizzare questo bellissimo sogno.
Punti a vincere il Tour de France?
La concorrenza sarà tanta e di altissimo livello ma, ovvio, non parto battuto. La preparazione affrontata per il Giro d’Italia aveva come obiettivo anche il Tour de France. Mi sento bene, motivato, e conscio delle mie capacità. Solo la strada dirà dove posso arrivare ma di sicuro mi sento competitivo.
Quali pensi possano essere i tuoi avversari più forti al Tour?
Metto Alberto Contador uno scalino sopra tutti: lui è il più forte. Poi c’è Lance Armstrong, un corridore vincente ed esperto, poi Andy Schleck, Denis Menchov, Bradley Wiggings, Cadel Evans… il lotto dei pretendenti per un Tour de France è sempre foltissimo.
Dove si deciderà la corsa francese?
Difficile dirlo ora anche perché non ho studiato a fondo il percorso. Ho visto che ci sono parecchie montagne. Visti i campioni che sono in corsa, aldilà delle tappe che incontreremo, questo Tour si deciderà negli ultimi giorni.
Più bello correre il Giro o il Tour?
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Sono due corse speciali per me ed è difficile fare una scelta. Il Giro era il sogno da bambino e per un italiano è un piacere enorme correre sulle strade di casa acclamato dai propri tifosi. Il Tour è il Tour, l’evento ciclistico numero 1: mi ha dato forti emozioni in passato e sono pronto per tornare a godermele.
Hai altri obiettivi oltre al Tour, magari fare un buon Mondiale o un buon finale di stagione?
Vedremo dopo il Tour, di certo la mia stagione non finirà a luglio.
Un giudizio su Nibali?
Un corridore con potenzialità enormi e una personalità d’oro. Le sue capacità in bicicletta sono sotto gli occhi di tutto e in questo Giro siamo stati un’accoppiata perfetta. Ha ancora margini di miglioramento e lo metto tra i prossimi pretendenti per una grande corsa a tappe.
Chi pensi siano i più forti corridori di sempre? Coppi, Merckx, Hinault, Indurain, Amstrong. Chi il più forte?
Tutti hanno lasciato un segno indelebile nella storia del ciclismo e tutti meritano rispetto: sceglierne uno è un’impresa, come vincere un grande Giro.
Come ti sei è avvicinato al mondo del ciclismo? Ci puoi raccontare i tuoi esordi?
È stata una passione innata, un amore a prima vista. In bicicletta mi sono sentito subito a mio agio, sin dall’età di 6 anni quando ho cominciato a vedere nel ciclismo il mio sport prediletto. Quando poi ho visto che me la cavavo, che potevo dire la mia, la passione è cresciuta. Prima di vederla come un lavoro, la bicicletta per me è passione: quando non avrò più voglia di allenarmi sarà il segnale che devo smettere.
Che tipo di preparazione adotti durante l’anno?
Varia in base ai periodi. A inizio stagione lavoro sulla resistenza, mentre con l’approssimarsi delle corse cerco di migliorare brillantezza e colpo di pedale. Una vita sana, da vero atleta, è la costante per 365 giorni.
Come sei rinato dopo i problemi col doping?
La famiglia è stata il mio più grande aiuto e supporto. Loro sono stati la mia marcia in più, la più grande motivazione per ritornare a vincere.
Quali sono i campioni dello sport che ammiri?
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Non ho veri e propri eroi sportivi. Ammiro che si impegna per il proprio obiettivo, chi lotta e si sacrifica per la propria passione.
Hai dei sogni? Anche al di là dello sport…
Innanzitutto potermi togliere nuove soddisfazioni negli anni di professionismo che mi rimangono e poi… chissà. L’unico sogno, che in parte è già realtà, è quello di vivere serenamente con la mia famiglia.
Com’è il rapporto con le tue origini varesine?
Ci sono nato, mi alleno e ci vivo. È un rapporto quasi di simbiosi. Un lavoro come il mio mi tiene lontano da casa per tanto tempo. Quando torno mi rilasso, mi sento perfettamente a mio agio. La gente poi mi ha sempre apprezzato e supportato. Insomma, la provincia di Varese è casa mia.
(Franco Vittadini)