La sconfitta ai mondiali, secodo lo psichiatra Di Giannantonio a ragioni psicologiche. La sconfitta degli azzurri ai mondiali di calcio 2010 sarebbe dovuta, in particolare, al clima psicoogico creato da Lippi.
Tutta colpa della psiche. A lei va attribuita l’umiliante debacle azzurra di ieri. A sostenerlo è lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, docente all’università Gabriele d’Annunzio di Chieti. Secondo lo psichiatra la sconfitta è dipesa «da un’assoluta preponderanza di fattori psicologici negativi, come testimonia anche quella manciata di minuti, nel secondo tempo, in cui sono stati segnati i due gol».Anche se mancavano atleti particolarmente carismatici, secondo lo psichiatra «l’Italia poteva sicuramente fare più di quello che si è visto ieri». Ad abbattere completamente l’umore, il morale e la capacità reattiva degli azzurri, sarebbe stato un «un mix di fattori psicologici negativi, che hanno impedito una reazione convinta». Tra questi, «il peso della responsabilità del titolo di campioni del mondo», che si è tramutato in una «sudditanza psicologica rispetto all’impresa di 4 anni fa». Ma, sul banco degli imputatati, spicca Marcello Lippi. «Militarizzazione e mancanza di creatività hanno spento la squadra. Lippi ne ha fatto una sorta di bunker sotterraneo, impermeabile alle emozioni positive, ma vulnerabile alla pressione che arrivava dall’esterno» ha dichiarato Di Giannantonio.
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Secondo di Giannantonio l’atteggiamento di Lippi è stato esiziale alla tenuta della squadra: «Insomma – ha concluso – così non si alimenta la voglia di rivalsa, ma si semina paura e terrore: perché lo spettro del fallimento è dietro l’angolo».