Da giovedì 8 luglio la Roma è in vendita. La lettera d’intenti firmata dai rappresentanti di Unicredit e Italpetroli prevede che la società di calcio sia gestita da Rosella Sensi fin quando l’advisor nominato dalla banca non avrà trovato un compratore. In realtà, già da diversi giorni si sono scatenate voci e indiscrezioni in merito ai nuovi possibili acquirenti del club giallorosso che, come prevedibile, muove notizie, interessi e grande curiosità.
Al netto dei rumors, bisogna appurare un fatto: la Roma non è una patata bollente nè tantomeno bollita. Contrariamente a quanto si possa pensare, la società calcistica con sede a Trigoria è un bene di grande pregio e piuttosto appetibile sul mercato, un vero affare d’oro. Il perché? Semplice, la Roma è una delle poche società con i conti a posto. Un risultato raggiunto grazie alla pratica virtuosa dell’autofinanziamento che Rosella Sensi ha attuato da alcuni anni a questa parte. Monte ingaggi contenuto (il quarto della serie A), dosaggio delle cessioni importanti, ottimizzazione degli investimenti sul mercato (esempi ne sono gli ingaggi a parametri zero), una buona campagna marketing e un brand dal forte appeal internazionale. Questi alcuni elementi vincenti della Roma 2010.
Non ingannino i debiti di Italpetroli: quelli sono altra cosa e non hanno a che fare con la società di calcio che, bilanci alla mano, risulta sana proprio in virtù dell’autofinanziamento così elogiato da mezza Europa e al contempo ignorato dai grandi club. La Roma spende quel che guadagna, non un centesimo in più, senza follie di mercato, facendo quadrare i conti e ottenendo una lodevole situazione di stabilità economica che ha permesso di raggiungere traguardi sportivi di successo. Ma c’è di più. Rosella Sensi lascia ai posteri una società che, oltre ai conti in ordine, vanta due freschi contratti di rinnovo con gli sponsor Kappa e Wind che fino al 2017 porteranno nelle case giallorosse oltre 50 milioni di euro. Non propriamente spiccioli.
Nessun dubbio: la Roma è una società in ottima salute, magari non ricchissima ma con un potenziale molto alto, basti pensare al parco giocatori di prima qualità arricchito dagli arrivi di Adriano e Simplicio, garantito dalle bandiere Totti e De Rossi. Tra l’altro, gli ultimi due provengono dal settore giovanile giallorosso che nei fatti risulta uno dei migliori in Italia, pronto ogni anno a sfornare talenti spesso insidiati anche dai club stranieri. La squadra c’è, il management sportivo (Pradè-Montali-Conti) pure. Con pochi e mirati investimenti in più la Roma, che già in questi anni ha lottato al vertice della Serie A, può raggiungere traguardi di spicco che i tifosi, per scaramanzia, evitano di nominare. D’altronde i fatti parlano chiaro: nelle ultime stagioni la Roma ha banchettato con le prime della classe, perdendo lo scudetto per ben due volte al rush finale e guadagnandosi la stima dell’Europa per l’ottimo gioco messo in campo.
L’As Roma di oggi sembra un vero pacco regalo, un gioiellino conservato e curato negli anni con professionalità e il merito non può che essere della famiglia Sensi e dei suoi collaboratori che, nonostante critiche e polemiche, hanno raggiunto risultati concreti sia sul piano sportivo (5 trofei) che su quello gestionale. In più la piazza è una di quelle calde ed emotivamente coinvolte, capace di riempire lo stadio Olimpico e fare impennare la campagna abbonamenti in qualsiasi momento. Negli anni dello scudetto, ad esempio, si viaggiava ad una media di 40 mila tessere a stagione. Non dimentichiamoci poi che l’imprenditore entrante potrebbe portare a compimento il progetto dello stadio di proprietà (accolto con favore da sindaco e Regione), una mossa che rafforzerebbe ancora di più la società giallorossa e il proprio assetto economico.
Nel frattempo il club è sul mercato. Il prezzo? Tra i 150 e i 200 milioni di euro, ma, come si suol dire, il gioco vale la candela perché il futuro compratore non arriverebbe a gestire una semplice squadra di calcio ma un patrimonio sportivo e culturale che rappresenta la città di Roma e due milioni di tifosi nel mondo. Gloria e visibilità ma anche una buona dose di responsabilità nei confronti delle istituzioni cittadine e del pubblico romanista che, seppur pronto a dispensare affetto e riconoscenza, è il primo a vigilare sullo stato di salute dell’As Roma. Mai reticente nel formulare critiche e nel chiedere spiegazioni.
Oggi i più preoccupati sono proprio i tifosi, coloro i quali ogni anno regalano stadi pieni e imponenti dosi di motivazione alla squadra. Gli stessi tifosi che nell’estate del 2004 hanno aderito alla campagna di ricapitalizzazione lanciata dall’As Roma per reperire risorse economiche in chiave futura. Sono pronti a metterci il cuore, la sciarpa e pure il portafoglio e, come suggeriva lo slogan pubblicitario della ricapitalizzazione, il loro auspicio potrebbe essere questo: "non vogliamo la luna, ma continuare a guardare le stelle".
(Marco Fattorini)