SERIE A – Oggi riparte la serie A. Tutti a caccia dell’Inter, che da cinque anni a questa parte (quattro, se si conta esclusivamente il campo) si prende il premio in palio lasciando a tutti le briciole. Come tutte le estati milioni di italiani (compreso chi scrive) hanno fantasticato sotto gli ombrelloni e schierato a mente centinaia di formazioni, sognando nomi più o meno altisonanti per completare le rose delle proprie squadre: arriva Dzeko, no meglio Ibra, se Maicon partisse… Adesso non c’è più tempo. Il calciomercato scadrà il 31 agosto, ma intanto da sabato si gioca. Vediamo allora come si presentano ai nastri di partenza le principali candidate a scudetto e posizioni europee.



INTER Dopo l’estate del grande Tradimento (leggi: l’addio di Mourinho all’indomani del trionfo in Champions League) i campioni d’Italia ripartono. E’ arrivato Benitez, a lungo corteggiato anche dalla Juve nei mesi scorsi. Una vittoria in Supercoppa Italiana e una sconfitta in quella Europea sono i primi due risultati di una squadra che appare ancora lontana dalla condizione migliore e dal killer instinct dello scorso anno. Rafa ha un’idea di concepire i rapporti con calciatori e stampa diametralmente opposta a quella dello Special One; sul campo, invece, poco per ora è cambiato sotto il punto di vista tattico. Stessi uomini, stesso schieramento in campo, anche se forse quest’anno Eto’o sarà più vicino alla porta (dove è tremendamente più funzionale, chiedere a un paio di difensori della Liga). La domanda d’obbligo è se Milito ripeterà la colossale stagione appena conclusa: tutto porta a rispondere di sì, vista la regolarità dell’argentino. Forse l’unica pecca di una formazione ancora destinata a vincere è quella di avere mal gestito la vicenda Balotelli: fosse stato un problema di soldi, molto meglio cedere Maicon, per mille motivi.



ROMA Persa la prima sfida stagionale (da attribuire più che altro a clamorosi svarioni difensivi) Ranieri cercherà di strappare all’Inter quel tricolore che l’anno scorso ha avuto in mano fino alla pazzesca sconfitta interna contro la Sampdoria. Ci riprova con lo stesso gruppo degli ultimi anni, con in più due colpi a parametro zero come Simplicio e Adriano; due che se in forma e salute possono cambiare la squadra, pur non partendo titolari, almeno secondo le previsioni della vigilia. Adriano in particolare è quella prima punta che da anni manca a Trigoria, tanto che Totti si è dovuto reinventare in quel ruolo. Sbrogliata la matassa Burdisso, il tecnico di Testaccio scommette sulla definitiva esplosione di Ménez e sulla leadership di De Rossi. Resta l’impressione che senza qualche amnesia di troppo la Roma possa davvero tentare l’impresa.



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MILAN Anche qui rivoluzione in panchina. Leonardo ha fatto benissimo, ma non si sentiva un allenatore e di conseguenza ha salutato. Allegri ha fatto grandi cose a Cagliari, soprattutto dal punto di vista del gioco, e porta con sè la sua idea di 4-3-1-2, il che significa Ronaldinho libero di svariare dietro le punte. Sarà la scelta giusta? Il Dinho di oggi non ha più lo scatto e la progressione dei tempi blaugrana, e non è un mistero che prediliga giocare il più largo possibile. Anche a Milanello, come per i cugini, è cambiato poco, a tal punto che Sokratis, prelevato dal Genoa, non è nemmeno sicuro di scalzare Abate dalla fascia destra. Yepes è decisamente un gregario che dovrà sostituire Nesta o Thiago Silva in qualche partita "minore", Amelia è un’ottima acquisizione ma significa lasciare fuori il pretoriano Abbiati. Intriga Boateng: il ghanese ha giocato un gran Mondiale, non è chiaramente il giocatore che cambia i destini di una squadra ma in un centrocampo di ultratrentenni e con Gattuso ombra di se stesso potrà ritagliarsi un buono spazio, sapendo efficacemente interdire come costruire. Il giudizio è sospeso: se arriverà Ibrahimovic, come appare ormai certo, il Milan lotterà per lo scudetto fino in fondo. Senza di lui (e con Pato sempre più acciaccato) forse la storia è già chiusa dal principio.

 

Postilla: ricordate quale sorte toccò all’ultimo allenatore che da Cagliari approdò alla San Siro rossonera? Lo chiamano tuttora il Maestro, in estate ha centrato il quarto posto ai Mondiali con l’Uruguay…

 

JUVENTUS Almeno fin qui, Marotta e Paratici hanno rispettato i patti. Avevano promesso una Juve italiana e all’insegna dei (più o meno) giovani, e i tifosi possono ritenersi accontentati. Agli ordini di Delneri (scelta che, considerati i nomi disponibili e i prezzi in giro, sembra essere adeguata) sono sbarcati Bonucci, Pepe, Martinez, Lanzafame (un ritorno), l’esperto Storari, che dovrà non far rimpiagere Buffon per qualche mese. Fino alla settimana scorsa c’era comunque scetticismo: 12 milioni per Pepe e 12 per Martinez apparivano troppi, inoltre non si pensava che i due avrebbero potuto far fare il salto di qualità ai bianconeri e colmare il gap quantomeno con il Milan. E’ cambiato tutto in due giorni: finalmente Krasic è sbarcato a Torino, dopo un corteggiamento durato due mesi, ma soprattutto, con un blitz tanto immediato quanto efficace, la dirigenza ha consegnato a Delneri quel regista che tanto cercava: Aquilani, reduce da una stagione in chiaroscuro a Liverpool. Con Alberto le prospettive cambiano, perchè sarà possibile variare un gioco altrimenti troppo imperniato sulle fasce (pure fondamentali) e ci sarà più respiro alla manovra; inoltre, i vari Sissoko e Felipe Melo (assolutamente da non cestinare dopo la pessima stagione appena conclusa, Mondiale incluso) si atterranno a ciò che più sanno fare, ovvero distruggere il gioco avversario. Unico dubbio: Marchisio. Via Giovinco e Diego per evitare equivoci nel modulo di Del Neri è arrivato a sorpresa Quagliarella che dovrà finalmente dimostrare se è un campione o un giocatore come tanti. Lo scudetto però appare ancora lontano, e inoltre ci sarà da gestire un Del Piero che per forza di cose non potrà avere quello spazio cui era abituato.

 

LE ALTRE Chi ha fatto i maggiori passi in avanti è il Palermo. La squadra è quella dell’anno scorso, ha perso Kjaer ma ha comprato Glik, di cui si parla un gran bene, e davanti ci sono Pinilla (stagione spettacolare a Grosseto prima dell’infortunio) e Maccarone ad aggiungersi all’ormai bandiera Miccoli: sapranno non far rimpiangere Cavani? Il giochetto dovrebbe funzionare: dopo la Champions appena sfiorata a maggio, quest’anno l’obiettivo è entrare nelle prime quattro. Il Napoli, per l’appunto, si è mosso poco ma bene. Cavani e Lucarelli (notizia dell’ultim’ora, dopo un tira e molla infinito con il Parma e il giocatore) arricchiscono e rinforzano un reparto orfano di Denis. Per il resto è cambiato poco, se non che Mazzarri ha un anno di esperienza e di conoscenza del gruppo in più. La Sampdoria riparte da Di Carlo e, nel momento in cui scrivo, dal tentativo di remuntada nel preliminare di Champions League, dopo aver perso l’andata di Brema. Stessi effettivi dell’anno passato, se ne sono andati Marotta e Delneri che tanto bene hanno fatto, sono rimasti i corteggiatissimi Cassano, Pazzini e Palombo: da loro, ancora una volta, passeranno i destini dei blucerchiati. In porta Curci è chiamato a consacrarsi da ormai troppo tempo ma è un buon portiere; sono tornati Zauri e Stankevicius. A parte questo, non si è mosso nulla. Se la Samp accederà ai gironi di Champions, il doppio impegno potrà essere troppo massacrante e destabilizzante. Dura che ripetano l’impresa dell’anno scorso. Restando in Liguria, il Genoa è indiscutibilmente la regina del mercato: Eduardo, Rafinha, Zuculini, Veloso, Ranocchia, Toni: nomi importanti con più di un motivo per fare bene. Preziosi (spendendo anche poco: chapeau) ha consegnato a Gasperini un gruppo che unisce giocatori esperti a giovani promesse. Il problema più grande sarà l’inserimento degli stranieri, ma all’occorrenza i vari Marco Rossi, Kharja (importante il suo recupero) e Palladino sapranno farsi trovare pronti. Sarà sufficiente a guadagnarsi l’Europa League? Di sicuro, ci sarà da divertirsi. In ultimo, la Fiorentina: dopo aver perso Prandelli, chiamato dalla Federazione a risollevare gli ex campioni del Mondo, Corvino ha stupito un po’ tutti, dimostrandosi stranamente immobile. E sì che la Viola ha i suoi problemi: come se non bastasse la squalifica di Mutu (che tornerà a novembre ma sembra essere un separato in casa) a inizio estate Jovetic, l’uomo della Provvidenza nei calcoli di Mihajlovic, si è gravemente infortunato: out almeno fino a marzo/aprile. Nonostante ciò, e se si esclude D’Agostino, comunque acquistato mesi fa, non è arrivato nessuno. Si va avanti con gli stessi, con le chiavi del gioco che saranno affidate a Montolivo (promosso capitano) e la fantasia a Ljajic, chiamato a fare il salto di qualità. Davanti, Gilardino è parso appannato nel finale della scorsa stagione: senza i suoi gol la Fiorentina, già così non troppo affidabile, non andrà lontano. Un pronostico per chiudere: chi sarà il Bari di quest’anno? Chi oltrepasserà le aspettative? Suggerisco il Cesena: ottimo gruppo, giovani molto interessanti, un paio di acquisti mirati e tanto entusiasmo. Anche senza mister Bisoli, straprotagonista della doppia promozione.

 

(Claudio Franceschi)