Terza giornata ed è già Inter. Nulla di nuovo, si potrebbe dire. Anzi, un’attesa durata pure troppo perché – nonostante l’inversione dei fattori in panchina – il prodotto non era destinato a cambiare, vista la qualità della materia prima. Però qualche segnale in controtendenza si era comunque registrato: il suicidio della Roma nella Supercoppa italiana, il passo lasciato all’Atletico Madrid nella Supercoppa europea, le fatiche delle prime due giornate di campionato. A Palermo, invece, la ripresa del cammino conosciuto: prova di forza contro un’avversaria finora penalizzata dai risultati rispetto alla qualità di gioco proposto ed evidenziata, soprattutto, dopo essere andati in svantaggio. Compattezza e carattere ma con una differenza di non poco conto rispetto al passato con José Mourinho: se nella passata stagione il terminale offensivo si chiamava Diego Milito, quest’anno è tornato alla ribalta – e in che modi – Samuel Eto’o. Il camerunese ha ripreso a viaggiare ai ritmi che offriva nella Liga, con una rete a partita, merito anche della posizione che gli ha disegnato Rafa Benitez, consegnandolo nuovamente al cuore dell’area avversaria. E Milito, che apparentemente ne soffre a livello realizzativo, resta comunque spalla notevole per le preoccupazioni che consegna ai difensori altrui, aprendo spazi che Eto’o sfrutta in materia egregia.
E il controcanto all’Inter in questo momento è rappresentato dalla Juventus. Che il 4-0 di Udine abbia segnato la svolta, è assai prematuro affermarlo, vista la languida classifica dei friulani. E’ comunque una buona dose di fiducia, dopo i patimenti in campionato e in Europa League. Gigi Del Neri applaude una difesa finalmente imbattuta, applausi ancor più convinti viste le sei reti incassate nelle due uscite precedenti.
Ma, soprattutto, si gode una squadra capace di segnare nei modi più disparati: sono già quattro i giocatori andati in gol nelle prime tre partite (più l’autorete di Coda), la via esattamente opposta a quella nerazzurra. La dimostrazione di come il tecnico juventino sappia adattare al meglio gli uomini a disposizione, visto che – in questo momento – non ha tra le mani una prima punta vera e propria, dovendo quindi fare leva su capacità di inserimento e di fedeltà a quanto si prova in allenamento. Un nota bene finale riservato alla direzioni di gara. Lasciamo da parte le polemiche su presunte tendenze politiche, sulle reti concesse in fuorigioco, rigori non assegnati e clamorosi scambi di persona (Rocchi che confonde Colucci con Nagatomo…). Preoccupa maggiormente che, in appena 270 minuti di gioco, siano già due i gol fantasma su cui le terne arbitrali hanno serenamente sorvolato: quello di Cavani alla prima giornata a danno della Fiorentina e quello di Marques che avrebbe potuto regalare la vittoria in rimonta al Parma sul Genoa. Joseph Blatter aveva concesso un’apertura sulle tecnologie per questi episodi: sarebbe il caso che si desse una scrollata, con relativa accelerazione.