“Vola un’aquila nel cielo” allo stadio Olimpico di Roma. Nessuna allucinazione nè uno scherzo di qualche buontempone. Mercoledì sera lo stadio romano a due passi dal Tevere ha accolto un nuovo ospite, fonte di emozione per gli oltre 40mila tifosi con in mano il tagliando per Lazio-Milan. Sul campo dell’Olimpico ha fatto il proprio ingresso un’aquila, anzi l’aquila. La stessa che in questi giorni ha fatto parlare di sè (scatenando qualche polemica degli animalisti) in previsione del suo debutto come mascotte della Lazio. Lo splendido esemplare di rapace, scortato in campo dall’addestratore e da alcuni agenti della Guardia forestale, ha spiccato il volo alle 20.36 deliziando i presenti per alcuni minuti, prima con un atterraggio sotto la tribuna Tevere, poi riprendendo il volo fino ad uno scudetto biancoceleste posizionato sotto la tribuna autorità. Un’apparizione di grande successo, a giudicare dagli applausi scroscianti che l’Olimpico ha tributato al volatile dalla testa bianca, ancora senza nome. Anche se voci ben informate riferiscono che Scheggia, Vittoria e Olimpia, siano tra gli appellativi papabili per l’aquila più amata dal popolo biancoceleste.
“Forse il suo volo ci ha galvanizzato”, ammette un sorridente Edy Reja ai microfoni di Sky. In effetti la sua Lazio è scesa in campo con una grinta da vendere. Nonostante il blasone dell’avversario e le incursioni di Ibrahimovic, i biancocelesti hanno tenuto botta, rispondendo colpo su colpo e sotterrando l’ascia di guerra solo allo scadere del 95esimo minuto di gioco. Una lotta di nervi, gambe e tecnica. A centrocampo si è fatta la voce grossa e si sono concentrati lunghi momenti della querelle tra le due squadre. Duri a morire vari Ledesma e company, per nulla intimoriti dall’esperienza di Seedorf e Pirlo. Gioco di squadra fino in fondo, da una parte e dall’altra. Le sinergie Seedorf-Boateng hanno aperto porte e idee di un centrocampo (quello milanista) apparso più volte ingessato. La straordinaria classe di Hernanes è stata distribuita qua e là a compagni (assist per Floccari) e avversari (Abbiati, in particolare).
All’Olimpico è stata partita vera. Sotto il lume di un arbitraggio sostanzialmente corretto, diavoli e aquile si sono ricavati importanti spazi di gioco. Il Milan ha martellato con Ibrahimovic, fattore imprevedibile e destabilizzante. La Lazio ha messo il turbo nelle ripartenze, aiutata dal talento cristallino di Hernanes e sospinta dal calore entusiasmante del pubblico casalingo. Tale furore agonistico è stato dimostrato dal fatto che dopo l’1-1, maturato al 36esimo del secondo tempo (cioè a 9 minuti dal termine), le squadre hanno ritrovato sorprendenti scorte di carburante per sfornare altre occasioni da gol (traversa di Zambrotta, tiro di Hernanes) e ribaltoni frenetici. Il tutto in pochi giri d’orologio.
Risultato bugiardo? No, forse un po’ avaro, d’altronde il punteggio avrebbe potuto concedere un paio di reti in più per la mole e la qualità dei tentativi sotto porta, ma la bravura di Muslera e Abbiati, entrambi in forma smagliante, ha evitato qualche insaccata di troppo, salvando più volte la faccia alle rispettive difese. La sfida serale dell’Olimpico è valsa il prezzo del biglietto per i 45mila che hanno colorato gli spalti di uno stadio sempre pronto ad accogliere nuove sorprese. Aquila inclusa.
(Marco Fattorini)