Nel tabellone del mercato della Gazzetta dello Sport, la casella del Genoa è quella più intasata. Per aggiungere qualche nome bisognerebbe chiedere spazio a quella di sotto, occupata dalla Lazio, molto parca. Un solo acquisto, Sculli, arrivato, guarda caso, dal Grifo. Questo non è un grido di dolore, piuttosto d’incomprensione. Siccome sono un genoano pragmatico, mi faccio trascinare dalla passione ma non travolgere. Do un colpo al cuore (mio) e uno alla botte (la classifica). Enrico Preziosi, detto il Joker, ha costruito il miglior Genoa del dopoguerra dopo aver salvato il Grifo dalla sparizione. Quando è arrivato lui, nel 2003, la squadra era in serie C e la società quasi fallita. In questi anni ho visto un club moderno, non solo per lo spettacolo della squadra in campo (per me, e scusate se non è poco, il Genoa di Gasperini giocava il miglior calcio che ho visto dai tempi del Milan di Sacchi) ma anche per le strutture, la preparazione della società, serietà dei quadri.
Non sembrava neanche il vecchio Genoa, tutto baruffe, improvvisazione e problemi. È stato il Genoa capace di vincere tre derby di seguito, rifilando 7 gol a 1 alla Sampdoria. Vi assicuro che per un genoano non sono bazzecole. Dove siamo finiti? Al fatto che il Joker ci ha preso gusto e ha riempito la casella del tabellone oltre il consentito. Insomma, ha pensato che gli andasse sempre bene e si è messo a giocare con il mercato. Con i calciatori (e quest’anno anche con l’allenatore), ha usato il metodo Gormiti: appena uno gli veniva a noia (o non li piaceva) lo buttava via.
Ha rivoluzionato la squadra quattro volte, in estate e a gennaio. L’esito è sconcertante, la classifica allarmante. E l’altro ieri ha minacciato di mollare, perché qualcuno ha tirato giù qualche bestemmione (belin, siamo a Genova, città portuale) e ha rifilato un paio di insulti a lui e a suo figlio. Non bello, ma conoscendo i tifosi del Grifo la sua reazione è stata eccessiva. Non ha visto ancora niente. Il problema è il Genoa è attraversato da un quarto di nobiltà britannico che viene dalle sue origini. Il fatto che abbiamo avuto poche stagioni di contentezza non conta, siamo malati di splendidezza e mal ci abituiamo ai sottoscala.
Senza Preziosi il Grifo non sarebbe arrivato dov’è, ma nel calcio il confine tra la riconoscenza e il tifo è molto instabile. Quindi, in sintesi, lunga vita a Preziosi, ma smetta di attorcigliarsi su se stesso, non si creda infallibile sul mercato, si dia una calmata e cominci a programmare, senza rivoltare la squadra ogni sei mesi. Il segreto del successo, nel calcio, è una casella (quasi) vuota nella pagina di mercato della Gazza.