Dopo il pari di Genova, gara dai due volti in cui la Lazio ha dato grandi segnali di volontà e gioco solo per i primi 45 minuti per poi rintanarsi indietro, è la volta del match che chiude il girone d’andata, quella sfida con il Lecce che gioca bene una settimana si e una no e che arriva con le ossa rotte dopo la sconfitta interna nel derby con il Bari. E la partita cade proprio il 9 gennaio, giorno del centoundicesimo compleanno della società laziale.



Della Lazio di Genova ha sicuramente preoccupato la stitichezza offensiva, mentre belle conferme sono arrivate dal reparto arretrato, che ha sicuramente ballato ma che ha trovato oramai in Andrè Dias e in Muslera due giocatori di respiro internazionale, pronti anche per la Champions’ League. Perché è proprio alla massima competizione europea che la squadra di mister Reja può puntare, inserita in un campionato in cui nessuna squadra (ad eccezione del Milan) riesce a mantenere un passo che non sia altalenante.



La polemica sulle difficoltà offensive biancocelesti riapre il discorso mercato: se infatti sembra zittirsi chi voleva rinforzi in difesa – oltre i già citati Dias e Muslera, anche Biava, Radu, Lichtsteiner e Diakitè lanciano segnali positivi – rimane un problema in attacco. Dimenticato ormai dal mister Tommaso Rocchi, che non viene visto come utile né come laterale (dove Mauri e Zarate sembrano insormontabili) né come centrale. A Genova gli è stato preferito il giovane Kozak, entrato a pochi minuti dalla fine. Che fare? Meno male che c’è il mercato di riparazione.

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Di nomi per la punta centrale ne sono girati molti: da Hugo Almeida, finito al Besiktas, passando per Klose (irraggiungibile economicamente) fino a Macheda, ormai sfumato, e alle solite sirene dei sudamericani sconosciuti, la ruota della fortuna laziale si è fermata su Roque Santa Cruz. C’è da dire che tra le due società, dopo gli affari estivi di Kolarov e Garrido, corre buon sangue: difficile però mettere d’accordo tutti sulle formule di acquisizione del calciatore e sulla rinegoziazione del contratto, che ha ancora cifre da Prima Repubblica del calcio. Varrà la pena investire in un ragazzo di 29 anni che in pratica non gioca con continuità da più di quasi un anno e mezzo?
La Lazio rimane alla porta, Reja, impassibile, vuole l’Europa che conta.

(Enrico Strina)