Giuseppe Galderisi è il nuovo allenatore della Triestina, e dal 25 ottobre scorso ha preso il posto di Gian Cesare Discepoli, esonerato dopo la sconfitta di Portogruaro. Galderisi ha subito cominciato a lavorare con lo staff che aveva coadiuvato anche il precedente allenatore, ma ha portato con sè il collaboratore tecnico Daniele Cavalletto. Il nuovo allenatore è stato presentato oggi dalla società proprio il 25 ottobre insieme ai due nuovi acquisti che sono andati a rinforzare l’organico: il centrocampista esterno Gianluca Galasso, dal Bari, e il difensore centrale andorrano Ildefonso Lima. Galderisi ha anche giocato dal 1983 nell’Hellas Verona, e nella stagione ’84-’85 ha contribuito alla vittoria dello scudetto da parte degli scaligeri in qualità di capocannoniere della squadra, con 29 presenze e 11 gol.IlSussidiario.net lo intervista in esclusiva stringendo l’obiettivo sulla serie cadetta. Ecco le sue opinioni sulle principali protagoniste del momento.
Mister, anzitutto un giudizio sul campionato del “suo” Verona (Galderisi fu scudettato con gli scaligeri di Bagnoli, ndr), squadra sicuramente buona ma dalle ambizioni ancora indecifrate.
Questo è un campionato molto strano anche in quanto molto lungo. Il Verona è reduce dal salto dalla C, col tempo potrà trovare le giuste misure, ma ha già dimostrato di potersela giocare ovunque, è una squadra molto tosta, col passare del tempo e con l’abitudine a questo nuovo campionato può dire veramente la sua. Mi auguro che Mandorlini possa fare molto bene, sarebbe importante anche per me, che sono ancora legatissimo a questa maglia.
Restando in Veneto e in temi a lei cari, un focus sul Padova: qualche spanna più su del Verona, sembra già candidarsi alla promozione. E’ ormai una realtà consolidata?
Io vivo a Padova, conosco bene l’ambiente. La società si è mossa bene, il direttore sportivo (Rino Foschi, ndr) è stato bravo, ha portato giocatori importanti, hanno in ogni ruolo elementi che possono fare la differenza, basti pensare che quando non gioca Italiano c’è Milanetto… Mi sembra che con Torino e Sampdoria abbia il parco giocatori più importante, e in più ho l’impressione che ci sia l’entusiasmo giusto che a Padova manca praticamente dai miei tempi (1989-1995, 180 presenze 50 gol, promozione in A nel ’94, ndr).
Il discorso ci porta sull’argomento Sampdoria: Atzori può ancora essere in grado di gestire la situazione, vista anche la recente pressione dei tifosi? Vale insomma la pena d’insistere sul progetto o conviene cambiare rotta finchè si è in tempo?
Faccio fatica a capire la situazione. Nelle 2-3 volte che l’ho vista, ho notato una squadra effettivamente molto in difficoltà specie in casa. Purtroppo quando si creano malumori è sempre l’allenatore a pagare, però resto convinto che ci sia una rosa di un’esperienza tale che Atzori possa ancora tirar fuori quel qualcosa in più che consentirà di risalire. È anche vero che a Genova c’è grande pressione: non si può fare un campionato anonimo, di conseguenza posso capire che ora il dito sia puntato sull’allenatore. In definitiva, questa Samp non la darei per spacciata, anche perché come organico rimane da prima fila, con Torino e Padova.
La bellezza di questo campionato sta proprio nell’altalenanza di risultati: puoi fare due mesi sparati per poi retrocedere o due mesi al rallenti e poi vincere il torneo. È difficile mantenere la stessa intensità per nove mesi giocando ogni tre giorni. In questa serie B è impossibile non sbagliare mai: le società che hanno più equilibrio, le squadre che vivono meglio le sconfitte e i momenti duri sono quelle che alla lunga arrivano in fondo.
Equilibrio: parlando del Pescara sembra una parola un po’ forte… La squadra di Zeman è destinata a spremersi alla distanza o può realmente puntare alla serie A?
Ho un’idea ben chiara di Pescara, come società e tifoseria, avendo allenato lì due anni fa in un momento purtroppo molto difficile. Conosco bene anche Zeman: mi ha visto crescere, allenava già quando io ancora giocavo, suo zio (Cestmir Vycpalek, ndr) mi portò alla Juve giovanissimo, dunque sono legato alla sua famiglia. È un allenatore che stimo molto, sia umanamente che tecnicamente. L’anno scorso ho incontrato il suo Foggia: squadra pericolosissima, che poteva ucciderti in poco tempo. Questo connubio tra Pescara squadra e Pescara città può essere vincente. Zeman è andato nel posto giusto: per l’esperienza che ho fatto, pur in condizioni impensabili, so per certo che attorno alla squadra c’è un calore, un amore che oggi con Zeman diventa fantastico da vivere. Adesso sarei curioso di vedere una partita all’Adriatico: dev’esserci un entusiasmo bestiale. Il torneo è lungo, incontreranno le loro difficoltà, ma penso che il Pescara sarà fino alla fine la sorpresa più bella.
Un’ultima domanda sul Gubbio e su Gigi Simoni. Il tecnico sembra intenzionato a proseguire l’avventura: andrà sino in fondo per la salvezza della squadra o resterà una soluzione ad interim?
Non credo che Simoni abbia deciso di andare avanti in base ai risultati. Penso che abbia fatto questa scelta perche, da persona meravigliosa ed equilibrata qual è, sentiva che c’era il bisogno della sua presenza, della sua esperienza in una piazza dove c’erano molti dubbi e molte paure. Ora anche i risultati gli stanno dando ragione, la squadra si sta risollevando ma sicuramente dovrà soffrire sino all’ultimo. Comunque sono contento di quanto sta succedendo: ho allenato anche a Gubbio (2000-2001, ndr) ed è una piazza che sta vivendo un sogno meraviglioso; mi auguro che Simoni riesca a mantenere quest’energia, questa forza, perché sotto l’aspetto dell’esperienza, della qualità, della lettura dei giocatori e delle situazioni, lui è avanti, avanti….
(Carlo Necchi)