Non vuole fare polemica e nemmeno giudicare quello che Riccardo Riccò ha fatto, rischiando la vita e compromettendo di fatto la sua carriera. Giorgio Squinzi però vuole mandare al corridore emiliano un messaggio chiaro e forte: hai tradito la memoria di Aldo Sassi. Fu lui infatti a portare Riccò nel centro Mapei di Castellanza, garantendo e convincendo il suo patron a dargli l’ok. Sassi però lo scorso 13 dicembre è morto, vinto da un tumore ma il corridore continuò ad essere seguito ed a allenarsi nel centro Mapei. «Avevamo accettato di seguire Riccò solo per rispetto di Aldo Sassi, nei suoi ultimi mesi di vita – spiega Squinzi alla Gazzetta – -. Anzi, io ero anche abbastanza contrario. E Aldo lo sapeva. Gli avevo detto di lasciar perdere. Ma questa era una sfida personale di Sassi».
Insomma Squinzi rivela come Sassi avesse dato una nuova chance a Riccò di ripartire, dopo un primo stop per doping alcuni anni fa. Gli avevano teso la mano e lo aveva sostenuto. Ecco spiegato il perché del tradimento. «Era una cosa in cui credeva. Evidentemente – conclude il numero uno della Mapei – non tutte le persone sono uguali. È come averlo ucciso un’altra volta».