Il telefono squilla per decine di secondi. Alla fine una voce risponde: “Pronto?”. “Buongiorno, sono Marco Guidi, vorrei intervistarla”. “Su cosa?”. “Sul suo Torino”. “Guardi, mi chiami tra due ore che sono già a un funerale…”. Passano gli anni, ma la verve è sempre quella. Come il sangue, granata fino all’ultima goccia. Nonostante anni di sofferenza, delusioni, “sfighe” varie. Ilsussidiario.net intervista in esclusiva Gian Paolo Ormezzano, famoso giornalista e scrittore di sport, per parlare del momento no del Torino. In libreria proprio in queste settimane con l’ultima fatica letteraria, “Non dite a mia mamma che faccio il giornalista sportivo (lei mi crede scippatore di vecchiette)”, edito da Limina. Ormezzano esordisce subito con una frase a effetto. “Il Torino? Lo amo sempre di più, ma gli voglio sempre meno bene”. Il perché lo capiremo durante la chiacchierata con lui.



Ieri un giorno importante: Lerda se ne è andato, arriva Papadopulo. Contento?

Mah, non credo alla storia che gli allenatori fanno girare le squadre. Al massimo servono solo a mantenere i rapporti con la stampa. Sono i giocatori a correre e segnare, mica i tecnici. E poi se c’è una persona che non capisce una mazza di quello che succede in campo, di solito è proprio l’allenatore: d’altronde dalla panchina la partita si vede malissimo…



Insomma, Lerda e Papadopulo non cambia nulla?

Non lo so, sono convinto che Lerda se avesse in mano il Barcellona farebbe cose fantastiche. Così come sono altrettanto sicuro che Mourinho alla guida del Torino non farebbe grandi figure…Penso invece che conti molto il preparatore atletico. Se la squadra non corre, allora perde.

Beh, però su Papadopulo avrà un giudizio…

L’ho sentito già nominare. È omonimo del dittatore greco? (ride)

Se sono i giocatori a fare la differenza e non l’allenatore, perché il Torino va così male?

In effetti sulla carta (dei giornali) il Torino ha una squadra buonissima per la serie B. Ma il calcio è uno sport strano, gaglioffo, mica come gli altri. Assomiglia più al gioco d’azzardo che alle altre discipline. E infatti nessuno ci capisce davvero qualcosa. Sa che mi diceva il signor Platini?



 

No, che diceva Platini?

Che ad alto livello tutte le squadre sono uguali. La differenza la fanno solo tre cose: la fortuna, l’arbitro (comprato o meno) e l’asse portiere-attaccante. Tutto il resto incide poco. Lo spogliatoio, il centrocampo, il gioco. Tutte invenzioni giornalistiche. Guardate la Juventus: da quando Buffon non para più come prima, è una Vecchia Signora in decadenza.

 

Il Torino ha un buon portiere (Rubinho) e un grande centravanti (Rolando Bianchi) per la serie B, eppure…

Rolando Bianchi è bravo, ma solo in fase realizzativa. Nel senso che se è in giornata segna, altrimenti non serve a nulla. Anzi, si lotta in uno in meno.

 

Ma che si deve fare per rilanciare questo Torino?

Non lo so e non mi interessa più di tanto. Il Torino per me non è una squadra di calcio, ma un’entità spirituale. I miei lampi granata sono una corsa in auto con Gigi Meroni di notte. Sa che ci siamo conosciuti così? Io non lo avevo riconosciuto, scrivevo di ciclismo. E lui manco sapeva fossi un giornalista. Divenimmo amici. Ecco, per me il Torino non è più calcio, ma poesia e ricordi di vita.

 

Hanno ragione i tifosi del Toro a rivolere il Filadelfia?

Ma no, cosa c’entrano gli ultras con tutto questo? Il Filadelfia è un esercizio per menare il torrone: la gente non ci va neanche più allo stadio. E i club lo sanno benissimo. 

 

Insomma, niente nuovo Filadelfia?

Non serve, ci sono già due stadi a Torino e tra poco saranno tre. Sono fin troppi. Meglio metterci un monumento sul Filadelfia, con un bel pezzo di prato e scriverci: “Qui ha giocato Valentino Mazzola”.

 

Bello parlare di passato, ma c’è un presente da piangere: il Torino in B non le fa tristezza?

Più che piangere, facciamo ridere. Un po’ come il Palermo, che cambia allenatore di continuo. Insomma, siamo pure riusciti a pagare il Delle Alpi alla Juventus senza neppure giocarci…

 

A proposito di Juve, non è che i bianconeri se la passino meglio…

Vuole sapere la verità? La crisi della Juventus è la mia felicità. Quante soddisfazioni mi sto prendendo quest’anno…Altro che Papadopulo…”.

 

(Marco Guidi)