Claudio Gentile sta con Cesare Prandelli. E dice sì alla proposta al vaglio del Consiglio federale (e resa nota oggi dal vicepresidente della Figc Demetrio Albertini) sull’iscrizione di una selezione under 21 totalmente italiana nel campionato di serie B. “Mi sembra un’idea valida per far maturare i nostri giovani”, dice l’ex ct della Nazionale Under 21 (con cui ha vinto anche un Europeo nel 2004) in esclusiva a ilsussidiario.net.
Perché è meglio per un giovane giocare subito nei campionati professionisti piuttosto che restare più a lungo in Primavera?
Perché per crescere è necessario confrontarsi con chi ha più esperienza. Io consiglierei ai nostri ragazzi di farsi la trafila nelle serie minori piuttosto che rimanere sino a tarda età nella Primavera, fosse anche quella di una big. Le giovanili servono per imparare i fondamentali, però per diventare calciatori veri bisogna fare la gavetta in B o in C.
Tu addirittura scendesti in serie D a 18 anni…
Vero, giocai un anno all’Arona in prestito. Poi tornai a Varese, in serie B. Infine approdai alla Juventus, tutto nel giro di 3 anni. Ora invece i nostri giovani maturano solo a 25-26 anni, perché arrivano tardi a confrontarsi con i più grandi.
Beh, però tu eri un calciatore fuori dal comune. Come giudichi ora il livello medio dei giovani in Italia?
Facciamo difficoltà ad avere giovani di categoria, inutile nascondersi. Per questo l’idea di Prandelli può essere una buona pensata: così obblighi i ragazzi a prendersi subito le loro responsabilità.
Per un giovane la prospettiva di passare dalla Primavera di Milan o Inter alla selezione Under 21 in serie B sarebbe allettante?
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Credo proprio di sì. Vorrebbe dire avere la possibilità di giocare e fare esperienza in un campionato già valido come quello cadetto. Un’opportunità che non viene concessa a tutti…
In Spagna la “cantera” del Barcellona o del Villarreal ben figura in serie B. Perché non importare il modello iberico e far giocare le giovanili nei campionati minori?
Credo che la scelta dipenda dai nostri club. In Spagna hanno ottimi giocatori e inserirli nel professionismo è molto più facile. Fanno meno fatica a partire dal basso e il sistema così come è concepito funziona. I ragazzi si adattano prima e arrivano in serie A già formati.
Quale sarebbe il primo provvedimento da prendere per invertire la rotta?
Mettere delle limitazioni agli stranieri in campo. E non parlo per la prima squadra, ma per gli Allievi. Si pesca troppo in giro per il mondo già nelle giovanili. Così si ruba spazio ai nostri talenti quando ancora hanno 14-15 anni. Anche perché non sempre gli stranieri sono migliori dei nostri. Però in questo modo impoveriamo il nostro calcio.
(Marco Guidi)