Intervista a Carlos Dunga, ex ct del Brasile – A Firenze lo chiamavano Cucciolo, in virtù di quel nomignolo che in portoghese contraddistingue uno dei Sette Nani di Biancaneve. Eppure in campo Carlos Caetano Bledorn Verri, da tutti conosciuto appunto come Dunga, era tutt’altro che tenero. Un mastino di centrocampo, ma con i piedi e il cervello fine del regista.
Lo abbiamo visto in Italia, dove giocò con le maglie di Pisa, Fiorentina e Pescara. E ce lo siamo trovati di fronte anche ai Mondiali di Usa 94, quando il suo Brasile (lui era capitano) ci castigò ai rigori nell’amara finale di Pasadena. In quell’afoso pomeriggio a Los Angeles c’era anche Leonardo, che però non scese in campo perché squalificato. Oggi ilsussidiario.net ha chiesto in esclusiva a Dunga di dare il suo giudizio sul suo ex compagno di nazionale, passato dalla panchina del Milan a quella dell’Inter e sul derby che può decidere lo scudetto.
Mister Dunga, sembrava che Leonardo potesse prendere il suo posto nella Selecao e invece è finito all’Inter. Se lo aspettava questo “tradimento”?
Mah, nel calcio globalizzato di oggi non esistono più le bandiere. È evidente che, per il modo in cui era uscito dal Milan, Leo si è sentito di accettare la proposta dell’Inter. Lui era convinto di aver fatto bene in rossonero. E quando c’è stata la possibilità di allenare un’altra grande squadra, l’ha afferrata al volo. Ora vuole prendersi le sue soddisfazioni.
Infatti sulla panchina nerazzurra sta facendo benissimo…
Sì, con Leo l’Inter ha ritrovato l’agonismo e la fiducia che sembrava aver perso dopo la partenza di Mourinho. Credo che Leonardo conoscesse bene la situazione in casa nerazzurra già prima di arrivare ad Appiano Gentile: lui sapeva cosa mancava alla squadra rispetto alla stagione precedente. Questo, per un uomo che capisce di calcio come lui, è stato molto importante per cambiare le cose.
E sabato c’è il derby: Leo parte da favorito?
Difficile dirlo. Credo che in partite come queste contino, ancora più della condizione atletica e della tecnica, gli stimoli. È una sfida equilibrata, vincerà chi passa in vantaggio per primo.
Galliani dice che Milan-Inter non sarà decisiva per lo scudetto. È d’accordo?
Al contrario, secondo me molto si deciderà con questa partita.
Oltre al derby sul campo, ce ne è uno sul mercato: ma è davvero così forte questo Ganso?
Paulo Henrique è differente da ogni altro giocatore del campionato brasiliano. La sua capacità di servire assist ai compagni è stupefacente. Il suo punto forte sono i passaggi filtranti. Nessuno è come lui in questa particolare abilità.
C’è chi dice sia lento…
Assolutamente no. Come diciamo noi uomini di campo, Ganso ha “il passo lungo”, non corre piano. E poi lui è velocissimo di testa. Pensa giocate illuminanti in un istante. Credo sia molto adatto per il campionato italiano.
È più forte dell’altro gioiello del Santos, Neymar?
Sono due giocatori totalmente diversi. Uno è un organizzatore di gioco, l’altro un attaccante esterno, quasi una seconda punta. Tutti e due hanno però talento da vendere.
A quale altro brasiliano paragonerebbe Neymar?
Come tipo di calciatore e posizione in campo è simile a Robinho.
Il milanista resta sempre un suo pallino?
Nel calcio moderno sono fondamentali i giocatori veloci e bravi nel dribbling come lui. Robinho ha delle qualità superiori e sta facendo bene anche in rossonero.
Nell’Inter gioca invece Julio Cesar: si dice che il suo errore con l’Olanda ai Mondiali le sia costato il posto di allenatore del Brasile…
Julio Cesar è un campione. Ti salva in 7,8 partite su dieci. E in una può anche fare un errore, ci sta. Solo i grandi però sono capaci di rialzarsi. Guardate cosa ha fatto con il Bayern Monaco in Champions League: prima ha sbagliato, ma poi è stato assolutamente decisivo con parate meravigliose che hanno fatto vincere l’Inter.
Visto che abbiamo citato Julio Cesar, parliamo anche di Felipe Melo. Lui si è ripreso dal disastro combinato in Sudafrica?
Felipe Melo è un giocatore di alto livello e ha il potenziale per diventare un campione. Secondo me in questa stagione alla Juventus non sta facendo male, anzi.
Però la Juve delude ancora: non è che gli farebbe bene cambiare aria?
È una scelta sua. So che il rapporto di Felipe con i tifosi è migliorato quest’anno a Torino. Soprattutto perché lui sta giocando bene. Poi però contano i risultati. E se la Juventus non andasse in Europa…
(Marco Guidi)