SAMPDORIA PARLA LUCA PELLEGRINI – La Sampdoria sta attraversando un momento davvero difficile. Con appena 32 punti raccolti in altrettante giornate ed un calendario molto difficile ad attenderli, i blucerchiati rischiano davvero di retrocedere in Serie B. Ilsussidiario.net abbiamo intervistato Luca Pellegrini, capitano della “storica” Samp in grado di vincere lo Scudetto nella stagione 1990-91 ed attuale commentatore per Mediaset Premium ed abbiamo parlato con lui di questa incredibile situazione.

 Pellegrini, cosa sta succedendo alla Sampdoria?

Io ritengo che la fonte di questo disastro sia sicuramente la partenza dei due pezzi da novanta, Cassano e Pazzini, in quanto questa squadra era costruita attorno a loro. Nel momento della partita in cui le cose non andavano bene, si dava la palla a loro ed in qualche modo risolvevano ogni problema. Venendo a mancare loro ciò ha influito in maniera negativa anche sui ragazzi rimasti, che si sono visti spaesati non appena privati dei loro punti di riferimento, dei loro condottieri.

Cosa manca a questa Sampdoria oltre ai suoi due ex magnifici attaccanti?

Credo che quello che rammarica molto l’ambiente blucerchiato sia la mancanza di una reazione sul piano caratteriale. I giocatori sono tutti d’esperienza, ma non stanno mettendo in campo grinta, determinazione e volontà.

Vede preoccupanti analogie con la stagione 1998-99 che coincise con l’ultima retrocessione della Sampdoria?

Guardi, in quell’epoca mi stavo “disintossicando” dal calcio (ride, ndr) e quindi non ho ricordi molto limpidi. Ciò che sicuramente non dimentico è che per me fu un momento di grande dolore, perché quei colori li ho nel sangue.

 

Quanto ha inciso in negativo nei risultati di questa stagione, la gestione Garrone, che adesso è contestato da parte della tifoseria?

Bisogna innanzitutto fare una precisazione. Sono convinto che bisogna ringraziare la famiglia Garrone perché, se 9-10 anni fa non fossero intervenuti loro, a quest’ora la Sampdoria il derby l’avrebbe giocato col Bogliasco… Quindi, innanzitutto, è giusto essere grati al presidente. Poi, vorrei aggiungere che, a parte una piccola frangia della tifoseria, la maggior parte del pubblico doriano ha dimostrato di essere molto attaccato alla squadra. Anche domenica, in occasione della partita persa contro il Lecce, si sono dimostrati il dodicesimo uomo in campo. Il problema, però, è stato che invece di essere il dodicesimo uomo, sono stati il primo e unico, perché sembra che gli altri undici, i giocatori, non abbiano giocato…

Secondo lei risulterà decisiva la sfida contro il Brescia, in programma al Ferraris a quattro giornate dalla fine?

Sì, credo proprio di sì. La quota salvezza secondo me è fissata sui 39 punti e alla Samp ne mancano 7 dunque deve vincere a Bari e cercare di ottenere un punto domenica a San Siro e battere il Brescia. Nelle ultime tre gare, come dicevo , fare punti sarà difficilissimo perché prima ci sarà da vedersela con il Genoa, e il derby è sempre il derby, poi ci sarà il Palermo che, dopo il duello per il quarto posto dello scorso anno, non verrà certo a regalare la partita ed infine ci sarà la Roma e sappiamo tutti cos’è successo l’anno scorso all’Olimpico…

 

Chi potrebbe trascinare questa squadra alla salvezza?

 

E’ dura perché la Sampdoria sembra una nave alla deriva, senza idee. La squadra, al di là di Cassano, Pazzini e del portiere, è quasi la stessa della scorsa stagione e dunque credo che decisivo potrà essere il gruppo, soprattutto. Il calcio è un gioco collettivo e c’era uno che ti permetteva di partire dall’1-0 e questo era Maradona. Tolto lui, nessuno da solo raddrizza una situazione così pericolosa come quella blucerchiata. E’ necessario che tutti ritrovino l’autostima”.

 

Si aspettava un Macheda così “inutile” alla causa anche perché così poco utilizzato?

Prima che arrivasse alla Sampdoria, avevo visto molto poco di questo giocatore e, come molti, avevo visto soltanto alcuni goal. Lo ritengo un calciatore che in prospettiva potrà avere un grande futuro, ma adesso mi sembra parecchio acerbo per poter calcare certi palcoscenici.

Quindi prendere un prestito un giocatore dalla grande prospettiva ma non ancora pronto non è stata una mossa azzeccata…

Io credo che prenderlo in prestito sia stata più che altro un’operazione di marketing rivolta alla piazza dopo la cessione di Pazzini. Dopo aver ceduto un giocatore come Pazzini, far arrivare uno dal Manchester United avrebbe placato la tifoseria. Per giocare per la salvezza, servono altre caratteristiche.

 

Caratteristiche che Macheda non ha?

 

Prevedo per Macheda un buon futuro, ma non è ancora pronto e ciò lo dimostra il fatto che con i pari età dell’Under continua a giocare bene e a fare goal. In Serie A, invece… Quanto ha inciso negativamente l’eliminazione dal preliminare di Champions League? Guardi, parlando della stagione della Sampdoria, io la paragono sempre al celebre film ‘Sliding Doors’, nel quale prendere o meno un metrò può rivoluzionare la vita. Per la Sampdoria, gli ultimi 60 secondi della partita cotro il Werder Brema sono stati proprio così. Purtroppo quell’eliminazione è stata determinante perché ha innescato un “effetto domino” che ha portato a tantissime conseguenze: la mancato qualificazione ha portato alla perdita dell’introito che poi, forse, ha condotto alla cessione di Pazzini e al caso Cassano.

 

La cessione di Pazzini come la giudica?

Pazzini ultimamente è diventato un attaccante alla Trezeguet, per intenderci. Uno che fa goal. Non uno come Milito, ad esempio, che gioca con la squadra e lavora per la squadra. Di conseguenza credo che se la Sampdoria non l’avesse venduto, dopo l’addio di Cassano avrebbe reso ancora meno e vendendolo in estate, Garrone avrebbe ricavato ancora meno milioni. La cessione, da questo punto di vista, è spiegabile così. Però quello che non condivido è stata la modalità. Se disponi di un Van Gogh, scegli tu il prezzo al quale venderlo e, l’acquirente decide se pagare quel prezzo o meno. La Sampdoria avrebbe dovuto chiedere 20 milioni ed investirli a proprio piacimento, invece ha fatto fare praticamente all’Inter il prezzo, facendosi dare in cambio un giocatore decisamente sopravvalutato come Biabiany…

 

Biabiany che non è riuscito ad incidere quasi per nulla…

Ancor prima che la Samp lo prendesse io lo ritenevo un moderno Raducioiu, uno che è persino più veloce della palla, ma al quale mancano freddezza e lucidità. E se lo sapevo io che attorno al mondo del calcio ruoto solo marginalmente, mi domando come non lo sapesse chi si occupa di queste cose…


Le faccio una domanda su due suoi amici, Roberto Mancini e Gianluca Vialli. Secondo lei “il Mancio” tornerà in Italia e Vialli tornerà a fare l’allenatore?

Su Mancini posso dirle che essendo un ambizioso, vorrà dimostrare nuovamente in Italia il suo valore. Peraltro, io sono convinto che, al di là delle maggiori pressioni e tensioni, in Italia si viva decisamente meglio e dunque Roberto tornerà non appena concluderà la sua esperienza inglese. Non mi chieda dove e perché, perché non saprei dirglielo, ma tornerà. Un suo problema può essere quello di non stare simpatico a molti per cui vedo difficile un suo passaggio al Milan o alla Roma o alla Juve, perpò Leonardo ha dimostrato che tutti possono allenare qualsiasi squadra…

 

E Vialli?

Luca è una persona molto intelligente, nonché furba: credo farà il commentatore a vita…

 

Un’ultima domanda gliela faccio sul suo Varese. Si aspettava una squadra in grado di lottare per la promozione in Serie A?

Varese e Novara sono le due sorprese più belle del campionato cadetto. Hanno due modi diversi di giocare, il Novara ha due centrocampisti come Rigoni e Motta che danno del ‘tu’ al pallone e sanno innescare bene i due attaccanti micidiali (Bertani e Gonzalez, ndr). Il Varese invece gioca un calcio aggressivo, agonistico, proprio come piace a mister Sannino, che è davvero il dodicesimo uomo in campo. Poi hanno Ebagua, un attaccante che ritengo già maturo per il grande salto.

 

(Renato Maisani)