Clima tesissimo in Lega calcio: come leggiamo sul sito www.gazzetta.it, infatti, la tensione tra i club di serie A, venutasi a creare in seguito alla scelta dei criteri per individuare i cosiddetti bacini d’utenza (decisivi per la distribuzione di 200 milioni di euro l’anno dei diritti tv) sarebbe palpabile.



Ed il più furibondo pare essere il patron del Parma Ghirardi che, alla fine della riunione, ha sbottato: “Alle fine le grandi si facciano il loro campionato europeo e vorrà dire che le altre 15 faranno un campionato italiano dei poveracci” – dice senza mezzi termini – “penso che sia assurdo venire in Lega il Venerdì Santo per questi argomenti, si sta degenerando. Non ho parole, chi vuole distruggere il calcio non è certamente chi fa dei sacrifici per portare avanti le proprie società e lotta quotidianamente coi bilanci e con la classifica. Credo che la gente sappia come stanno le cose”. Un fiume in piena Ghirardi, che approfondisce la questione: “Stiamo discutendo di una cosa che non esiste, sono sei mesi che veniamo in Lega per ripartire queste famose risorse. Non siamo riusciti a trovare un accordo fino alla settimana scorsa; adesso invece ci si fa le cause, ci si querela. Cosa è successo? Abbiamo ribadito che quando ci si mette d’accordo noi siamo disposti a distribuire le risorse, altrimenti come si fa a dividere? mi sembra una follia. Noi abbiamo votato che le risorse vengano distribuite una volta che sia stato scelto un criterio e abbiamo dato mandato a delle società demoscopiche di fare la ricerca. Perché non si può fare?”.



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Di tutt’altro avviso le grandi società: “Questo tentativo da parte di 15 società di interpretare a modo loro la legge renderà le squadre italiane ancora meno competitive in Europa di quanto siano oggi” è il parere dell’ad del Milan Adriano Galliani, mentre per Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell’Inter ci si sta dirigendo “su strada totalmente diversa e lontana da quella che dovrebbe essere”. Spiega Paolillo: “Non c’è strategia e non c’è futuro e mi aspetto che torni la ragionevolezza, altrimenti Premier League e Liga saranno di un’altra pianeta rispetto al calcio italiano”. Un clima teso, insomma. “Bisogna tornare a parlare della crescita del calcio italiano che invece si sta distruggendo per piccoli interessi di bottega – avverte Paolillo – perchè si stanno togliendo legittime risorse alle squadre che più investono nel calcio e vengono invece ripartite a chi investe meno e non tenendo conto del vero appeal e del potenziale seguito delle squadre. È un qualcosa di iniquo che porterà via risorse a chi investe di più, il calcio italiano si impoverirà e non sarà più competitivo”.