Non chiamatelo Special Two. Andrè Villas Boas non vuole aver nulla a che fare con Josè Mourinho e il suo modo di intendere il calcio perchè, dice, “il mio stile è differente. Il calcio non è un one man show ma un prodotto collettivo, che non deve essere focalizzato sull’allenatore. Io non sono un dittatore tattico, lascio liberi talento a creatività. Devo tutto a Bobby Robson. Il divorzio da Mou? Dovevo seguire la mia ambizione” (leggiamo sulla Gazzetta dello Sport).



Anche la preparazione della gara è diversa: tranquillità assoluta, non si parla degli arbitri e si mostra rispetto totale per gli avversari. Certo, il Porto arriva a questa finale da strafavorito e la cosa aiuta a gestire la tensione, ma è tutto l’ambiente Porto a vivere in un’atmosfera di rilassatezza e consapevolezza delle proprie forze: Braga già battutto due volte, zero sconfitte in campionato, 84 punti incamerati sui 90 totali, e la doppia finale (Europa League e Coppa di Portogallo) da giocare, per un personale triplete niente male.



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Ecco, il triplete è l’unica cosa per la quale vorrebbe essere accomunato a Mourinho. Il tecnico del Real ha fatto recentemente sapere di aver inviato al tecnico del Braga, e solo a lui, i complimenti per il risultato ottenuto. Villas Boas non deve averla presa benissimo, ma stasera avrà una ghiotta occasione per dimostrare sul campo chi è il più forte. Basta non chiamarlo “il nuovo Mourinho”: quello proprio non lo accetterebbe.

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