Ieri, durante le prove per il Palio di Siena di oggi, è morto un cavallo, Messi. Stava partecipando alla quarta prova quando, al secondo giro di piazza, alla curva di San Martino, invece che svoltare è andato dritto, sbattendo violentemente contro le transenne. L’animale è stato immediatamente trasportato alla clinica del Ceppo, dove è morto, probabilmente, per uno shock cardiocircolatorio. Il cavallo faceva parte della contrada della Chiocciola, ed era montato da Antonio Villella detto Sgaibarre, rimasto ferito nella caduta. Immediate le polemiche: La Lav, Lega anti vivisezione, ha chiesto di sospendere la corsa per lutto e di aprire«un’indagine indipendente», «per accertare le possibili responsabilità di chi ha fatto correre Messi e di chi ha causato la errata traiettoria, anche in riferimento all’articolo 544 bis del Codice penale che prevede la reclusione fino a due anni per uccisione di animale».
Il Codacons fa da eco, arrivando a ipotizzare l’applicazione dell’art. 544-quater del codice penale che afferma «Chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da 3.000 a. 15.000 euro». Affermazioni pesanti, che denunciano una situazione grave. Siamo sicuri che le cose stiano realmente così? IlSussidiario.net, per comprendere lo spirito della manifestazione e capire se siamo realmente di fronte a «sevizie» ha intervistato Francesco Frati, pro-rettore dell’Università di Siena, nato a Siena e, come tutti i cittadini, appassionato del palio, nonché docente di zoologia.
«Per chi frettolosamente volessero assimilare il modo in cui i senesi vivono le loro contrade al modo con cui altri cittadini di altre città realizzano manifestazioni simili al Palio, è necessario, anzitutto, chiarire alcune cose», dice. «A Siena – spiega – l’appartenenza alla contrada è radicata nel tessuto cittadino e il senese la vive come parte integrante della propria esistenza, come qualcosa che va ben al di là della semplice gara. Il modo in cui durante l’anno viene vissuta l’appartenenza ad una contrada supera l’esito della corsa in quante tale, che ovviamente resta il momento centrale».
Appartenere ad una delle suddivisioni storiche del territorio della città, significa molto più che essere iscritti ad un club: «vuol dire condividere una cerchia di amici o attività durante tutto il corso dell’anno, ma anche avere un luogo dove far crescere i ragazzi. La contrada rappresenta una comunità che vive 365 giorni all’anno, all’interno della quale si intesse una rete di rapporti tali che fa di Siena una città molto particolare».
Venendo all’incidente di ieri: «Il senese ama profondamente i cavalli e la morte di uno di essi a è vissuta sempre in maniera dolorosa. Io questa mattina ero in piazza a vedere la prova con gli amici della mia contrada, la Lupa, che partecipa al Palio. Teoricamente, la non partecipazione di una delle altre nove potrebbe rappresentare un vantaggio. Ciononostante i volti delle persone accanto a me, e le parole di sgomento nel vedere il cavallo infortunato (quando ancora si pensava che di semplice infortunio si trattasse) facevano capire che l’episodio era vissuto da noi e da tutti gli altri con presenti estremo dolore». Tra le contrade vi sono alleanze e rivalità. Alcune hanno un “nemico” storico. Quello della Chiocciola è la Tartuca. «La quale – continua Frati – poteva avere ancora maggiori vantaggi. Ebbene: i suoi appartenenti sono usciti dalla piazza in silenzio, rispettando il dolore della contrada rivale».
In merito alle polemiche che ruotano attorno all’incidente, Frati chiarisce: «La risposta migliore alle accuse consiste nell’elencare il numero e l’intensità delle misure che il comune di Siena ormai da 50 anni ha messo in atto per limitare al minimo i rischi per i cavalli. Ad esempio ha finanziato una clinica amichevolmente chiamata il pensionato dei cavalli, per gli animali che subiscono degli infortuni. In qualunque ippodromo sarebbero macellati, perché i cavalli non generano più reddito. A Siena gli viene permesso di sopravvivere in un luogo dove vengono curati per quanto è possibile e successivamente, pur non essendo più abili a partecipare a manifestazioni sportive, gli viene garantita una degna vecchiaia».
Non solo: «I cavalli che più hanno colpito l’immaginario popolare per le loro gesta vengono visitati nelle scuderie dai bambini di quella contrada di cui il cavallo, magari, ha vinto un palio». Del resto, «il rischio dell’infortunio – precisa – in una manifestazione sportiva c’è sempre. Per lo stesso motivo dovrebbero impedire, ad esempio, le corse negli ippodromi».