Un grande ex del mondo del calcio, Roberto Policano, è intervenuto in esclusiva a IlSussidiario.net per parlare delle realtà sportive che meglio conosce e che tuttora frequenta. L’oro di Napoli, l’Udinese dei miracoli e il Torino di mister Ventura, finalmente pronto per il definitivo salto di qualità e di categoria: una chiacchierata a 360° su alcune delle più belle realtà del mondo del calcio, viste attraverso l’occhio esperto di chi i campi di calcio li ha calcati per anni e che ha militato in club del calibro di Genoa, Roma, Torino e Napoli, in una carriera che ha attraversato quasi vent’anni di storia.



Policano, cosa pensa di questo Napoli?

Ha iniziato veramente nel migliore dei modi. Penso che i partenopei abbiano tutte le possibilità per arrivare fino in fondo e, perchè no, anche di vincere lo scudetto.

Merito dei nuovi acquisti?

Sicuramente l’inserimento di giocatori come Dzemaili e Inler a centrocampo – e il possibile utilizzo di Britos (per ora infortunato) in difesa – ha prodotto effetti positivi sul rendimento di tutta la squadra.



Non vede il rischio che tutto questo entusiasmo possa trasformarsi in pressione sulla squadra?

No. A differenza di Roma dove la pressione è veramente tanta, l’entusiasmo che c’è a Napoli può essere un aiuto. Il perchè è semplice: a Napoli il calcio qui non viene vissuto come un “dramma” ma in un modo soft, con interesse e calore ma senza mai esagerare nei toni.

Il Napoli è dipendente dal trio Hamsik-Cavani-Lavezzi?

Non credo proprio: sostituti come Mascara, Santana, Pandev e Lucarelli sono all’altezza della situazione e saranno in grado di sostituire al meglio i “tre tenori” quando ce ne sarà bisogno.



Un giudizio su Mazzarri?

Un grande carisma e una personalità straordinaria, capace di dare quel qualcosa in più per raggiungere qualsiasi traguardo.

Il fatto di giocare la Champions potrebbe creare qualche problema?

E’ un rischio che c’è: il doppio impegno potrebbe creare qualche problema al Napoli, soprattutto se non saprà dosare bene le energie.

Parliamo ora del miracolo Udinese: ogni anno una squadra che sa sorprendere. Merito anche di tutti gli osservatori che ha la il club friulano?

Merito innanzitutto della gestione Pozzo che sa programmare e scegliere gli uomini giusti per portare a Udine i giocatori migliori. Questa famiglia conosce il calcio fino in fondo e così ha costruito il “miracolo Udinese”.

Altri fattori che incidono?

Conta anche l’ambiente della città, che vive il calcio in modo tranquillo, senza drammatizzare mai niente, senza fare nessuna tragedia o processi alla squadra. L’esempio lampante è quanto accaduto la scorsa stagione: l’Udinese ebbe un inizio di campionato disastroso, ma si lasciò lavorare Guidolin. E alla fine della stagione l’Udinese si qualificò per la Champions League.

E una politica di investimenti sempre oculata…

Una politica che premia tutta questa rete capillare di osservatori e tutta l’organizzazione di una società veramente moderna e davvero efficiente in tutti i suoi aspetti.

Potrà mai l’Udinese vincere lo scudetto?

No, adesso come adesso risulta impossibile. Il divario economico con i club più importanti risulta impossibile da colmare.

Parliamo ora del Torino, un’altra squadra per cui lei ha giocato. Aspettative per quest’anno?

La promozione. Non può che essere così. E penso che questo potrebbe essere l’anno buono: Ventura è quel tipo di tecnico che garantisce l’esperienza e la competenza necessaria per fare il salto di qualità.

La squadra granata, però, non è un po’ vittima del suo stesso ambiente? Una piazza che spesso guarda al proprio glorioso passato non rischia di essere controproducente?

No, non sono d’accordo. A Torino non si guarda al passato: l’ambiente è ideale e i tifosi sono molto attaccati alle vicende della squadra. E hanno fin troppa pazienza, accettando la serie B e il continuo confronto con la Juventus, che è quasi sempre a favore della formazione bianconera.

Potrà questo club in futuro puntare a obiettivi prestigiosi e tornare ai fasti di un tempo?

Con l’attuale proprietà credo non sia possibile. Il gap economico con i club più ricchi è veramente enorme.

(Franco Vittadini)