L’esperienza sulla panchina giallorossa non è iniziata nel migliore dei modi per Luis Enrique, che in tre gare ufficiali non ha ancora assaporato il gusto del successo. E la prossima sfida è davvero da brivido, con la squadra capitolina destinata a far visita al Meazza per incontrare un’Inter che non sta messa meglio. Su Luis Enrique aleggiano molti dubbi e malumori, da quelli di Totti a quelli della piazza, da sempre molto esigente ed affezionata alla squadra. Sono in molti a chiedersi se Luis Enrique riuscirà nell’impresa di esportare alla Roma il modello-Barca e se è destinato o meno a seguire le orme di un “innovatore” come lui, quell’Arrigo Sacchi che – prima di vincere tutto – attraversò momenti difficili. Per parlare di Luis Enrique è intervenuto – in esclusiva a IlSussidiario.net – Giovanni Galli, storico portiere del Milan e della Nazionale, che con Sacchi in panchina arrivò alle vette più alte dell’Olimpo del calcio.
Ho visto che ha portato delle innovazioni tecnologiche negli allenamenti, e qualunque persona che nel mondo del calcio porta idee nuove va rispettato e aspettato alla prova. Mi sembra presto per stilare un giudizio, anche dopo la partita persa con il Cagliari
Si può accostare l’esperienza di Luis Enrique con quella di Sacchi? Entrambi sembrano votati al gioco d’attacco, magari trascurando la necessaria copertura difensiva che in Italia è imprescindibile…Mi sembra un paragone un po’ azzardato. Sacchi quando arrivò al Milan aveva più esperienza, aveva già allenato in squadre che giocavano in campionati professionistici. Luis Enrique ha un passato da grande giocatore e poi un’esperienza con il Barcellona B. E basta. Quindi il paragone è perlomeno improprio.
Ma la vocazione d’attacco?Sacchi faceva un calcio propositivo, è indubbio. Ma si copriva molto bene in difesa. Spostò solamente la difesa trenta metri più avanti. Comunque quel Milan, paradossalmente, era la squadra più difensivista del mondo.
Ci fu una polemica con Gianni Brera al proposito…Esatto. Sacchi discusse con Brera sul gioco all’italiana e sul dispendio d’energia, replicando indirettamente: ma non hanno capito che abbiamo spostato il catenaccio all’italiana trenta metri più avanti?
Sacchi aveva anche difensori incredibili…Certo, quel gioco si poteva fare con quegli uomini
Torniamo a Luis Enrique. Che pericolo vede nel suo percorso in Italia ?
Più che agli schemi imparati alla scuola del Barcellona, temo l’impatto con lo spogliatoio. Mi dicono che non ci siano problemi e che la squadra abbia una grande disponibilità. Ma io penso che si debba acompagnarlo di più nell’inserimento con la squadra e alcuni giocatori che hanno fatto la storia di quella squadra. Io, dopo la conferenza stampa di Sabatini non ho sentito più nulla. La mia è solo una sensazione di chi guarda dall’esterno e ha vissuto in diverse squadre di calcio.
Quanto conra la pressione, l’impazienza e la passione di una piazza come Roma? Roma è una piazza ambiziosa, come è giusto che sia. Però, non è che si può cambiare uomini, schemi e pensare che si impari tutto subito, con grandi risultati. Bisogna avere pazienza. Anche a Barcellona ne hanno avuto. A parte i grandi giocatori, vedo difensori che sono centrocampisti posizionati in modo diverso. Non è semplice fare tutto e subito
Lei, Galli, ha dei ricordi al proposito? Certamente. Credevamo nel lavoro di Sacchi, ma non fu semplice applicarlo. Mi ricordo quando andammo a Barcellona a giocare con l’Espagnol, perdemmo e uscimmo dalla Coppa Uefa. Tre giorni dopo, come d’incanto, andammo a Verona e vincemmo, giocando bene e cominciando la corsa del grande Milan. Il calcio ha un suo mistero
Quindi è giusto aspettare Luis Enrique?Più che giusto. E si deve credere nel lavoro che fa. L’unica cosa che Luis Enrique deve evitare è quello si sconfinare nell’arroganza, come se il calcio l’avesse inventato lui. E’ una sensazione che ho avuto nelle ultime conferenze strampa che ha fatto.
Che cosa può provocare Inter-Roma? Non lo so. Ma penso che sia una partita molto interessante. Con il Cagliari era la Roma ad avere il peso di fare la partita. Sarà diverso a Milano e per questo la cosa diventa di grande interesse tecnico oltre che spettacolare.
(Gianluigi Da Rold)