Un nuovo capitolo potrebbe aprirsi nello scandalo calcio-scommesse. La Procura di Napoli ha messo, infatti, nel mirino 150 partite, per le quali sono stati rilevati flussi anomali di scommesse. Gli incontri sono in maggioranza di serie minori, ma non mancano anche gare di A. Un altro polverone è all’orizzonte? Per cercare di capirne di più, abbiamo interpellato in esclusiva per IlSussidiario.net il notissimo opinionista Mario Sconcerti, volto tv di Sky e firma di prim’ordine del Corriere della Sera.
Allora, Sconcerti. Secondo lei, alla luce degli ultimi sviluppi, sta per abbattersi un nuovo ciclone sulla serie A?
Mi sembra possibile, anzi è molto probabile. Il problema delle scommesse è un problema molto serio, non sarà per niente facile estirparlo. E’ un reato che, probabilmente, non viene percepito – almeno da alcuni – come eccessivamente grave. Oserei dire che viene commesso quasi in modo spontaneo. Bisogna lottare per contrastare il fenomeno, ma è una lotta molto dura, ancora più dura di quella contro il doping.
Lei che rimedi suggerirebbe?
Io credo che debbano essere comminate delle forti penali. Le scommesse, a lungo andare, arrecano ingenti danni economici al mondo del calcio. Si tratta di un reato che non ha conseguenze penali, non si viene puniti con anni di carcere. Per cui un calciatore può pensare che il gioco valga la candela. Meglio sarebbe punirli ‘nel portafogli’…
Considera giusto il criterio della responsabilità oggettiva o bisogna punire solo i singoli che si macchiano di tali reati?
La responsabilità oggettiva, per natura, non è mai giusta. In generale, poi, il calcio dà sempre e solo giustizie sommarie. A giudicare, però, dalle recenti sentenze, mi sembra che sia stata messa da parte.
L’Atalanta è stata la squadra di A che ha pagato il tributo più alto allo scandalo. Nonostante questo, in sole tre giornate è riuscita ad annullare la penalizzazione di -6. Ammirevole, non trova?
Ma questo perché l’Atalanta è una buona squadra. Basta guardare il suo centrocampo, che ha corsa e qualità, e la coppia d’attacco, dove Denis e Moralez hanno siglato 5 gol in due.
Paradossalmente, quindi, questa penalizzazione è stata quasi un vantaggio per gli orobici, perché li ha spinti a dare di più.
Sì, ma non paradossalmente. Era scontato che si impegnassero al massimo per cancellarla, e ci sono riusciti, al di là del valore – buono – della squadra.
Lei non pensa che in Italia esista un problema di cultura sportiva? Mi riferisco, ad esempio, alle ultime partite del campionato, dove chi non ha obiettivi si consegna docilmente all’avversario.
E’ un fatto che avviene quasi dovunque, direi che è fatale. Comunque, non credo che ci sia poca cultura sportiva da noi. Le palestre sono piene, le piscine anche, tutti amano lo sport.
Si dice sempre, però, che all’estero (citando, in genere, la ‘solita’ Inghilterra) non accadono certe cose. Non è raro assistere ad applausi verso squadre sconfitte, ad allenatori che vengono confermati nonostante una retrocessione. Secondo lei, si tratta dei soliti luoghi comuni o effettivamente altrove il concetto di fair-play è più sviluppato?
Guardi, si tratta semplicemente di culture diverse. Noi ne abbiamo una – legata quasi unicamente al risultato – e gli inglesi, i popoli anglosassoni, ne hanno un’altra. Non si tratta di non avere una cultura, ce l’abbiamo, ma è totalmente differente rispetto alla loro. Con tutto il rispetto per l’Inghilterra, io, personalmente, non riesco a divertirmi se non c’è il risultato.
(Alessandro Basile)