È stato campione olimpico nel 2004 ad Atene e campione del mondo nel 2006 e nel 2007, mentre dal 2010 è Commissario Tecnico della Nazionale italiana di ciclismo: Paolo Bettini guiderà l’Italia delle due ruote ai Mondiali di ciclismo di quest’anno a Copenaghen in Danimarca, in programma il prossimo 25 settembre. Un circuito abbastanza facile caratterizzato da alcuni saliscendi e ideale per i velocisti, o magari per i re delle classiche come il belga Gilbert. Un circuito di 266 chilometri caratterizzato da 17 giri, ciascuno di 14 chilometri. Il tratto più duro sarà proprio l’ultimo chilometro in leggera salita, con pendenze al 5-6%. Nella speranza che Bennati, Visconti e Paolini possano portare a casa la maglia iridata, IlSussidiario.net ha contattato in esclusiva proprio Paolo Bettini.



Bettini, sarà un Mondiale solo per velocisti?

Il percorso mi ricorda molto quello di Madrid. Ma qui le strade sono più strette e c’è sempre vento. Il finale è in leggera salita, perciò non credo che la volata di gruppo sarà così scontata.

L’Italia punterà principalmente su Bennati, Visconti e Paolini, o ci sono altri nomi vincenti per Copenaghen?



La mia preoccupazione è stata mettere insieme il “gruppo”. Per questo sono serviti anche i diversi raduni che abbiamo fatto da marzo in poi e il Test Event di Londra. A livello di gruppo, siamo ancora la nazionale che offre più carte. Tutti gli elementi sono importanti.

Quale pensa sia il modo ideale di poter far bene in questo Mondiale?

Quest’anno, almeno in partenza, possiamo lasciare ad altre nazionali il compito di fare la corsa. Parlo di quelle nazionali che hanno atleti più vincenti, come il Belgio di Gilbert. Ciò non significa che saremo passivi. Con il potenziale che abbiamo, possiamo prendere in mano la gara in ogni momento, se ce ne sarà l’opportunità.



Le faccio una serie di nomi che potrebbero indossare la maglia iridata: Greipel, Gilbert, Boonen, Farrar.

Tutti validi avversari. Ripeto: sarà l’evolversi della corsa a capire come muoversi sui nostri rivali.

Soprattutto Gilbert è il re delle classiche. È lui l’avversario più temibile?

Gilbert ha corso l’ultimo mese in funzione del Mondiale. Al Tour del Canada ha fatto le prove generali per Copenaghen e sull’arrivo di Montreal ha simulato una volata in salita come quella che potrebbe verificarsi qui in Danimarca.

Poi ci sono Cavendish, quasi imbattibile in volata, e Freire, un altro brutto cliente…

Entrambi non sono riusciti a prepararsi come volevano, si sono ritirati dalla Vuelta prima della fine. Ma sono corridori di grande spessore. Freire ci ha abituato a vittorie mondiali anche quando aveva pochi giorni di gare nelle gambe. Dopo la Vuelta, Cavendish è tornato a vincere al Giro di Gran Bretagna.

E la squadra norvegese che corre quasi in casa…

Hushovd è un solista. Può inventarsi un numero in qualsiasi momento.

 Possibili sorprese?

 Attenti a Cancellara. Se davvero non correrà la cronometro per concentrarsi solo sulla prova su strada, significa che proverà di tutto per vincere.

 Magari anche le condizioni atmosferiche, visto che si corre al Nord Europa potrebbero influenzare la corsa…

 Anche in Australia si diceva del meteo. Ricordo che nella ricognizione del percorso beccammo un temporale e dovemmo rifugiarci sotto un distributore di benzina. Poi il giorno della gara c’erano il sole e 25 gradi. Non si possono fare previsione, tanto più qui al Nord, dove il meteo cambia da un’ora con l’altra.

 Come si prepara, come si gestisce la corsa e quanto è importante il lavoro della squadra?

 Il gruppo è importantissimo e infatti ho lavorato molto in funzione della squadra, come sapeva fare Franco Ballerini. Sotto questo punto di vista, siamo ancora la nazionale con il miglior potenziale.

 Mondiale spettacolo, festa del ciclismo. È veramente così?

 È indubbiamente la manifestazione più alta per livello agonistico. Qui si difendono i colori del proprio paese.

 

(Franco Vittadini)