Tre su tre: anche il Milan si accoda a Inter e Napoli, cogliendo il successo in Champions League. Un bel cambiamento, rispetto al primo turno in cui arrivarono due pareggi e una sconfitta. Un’iniezione di fiducia per il futuro, visto il nostro lento scivolare nel ranking Uefa fino a perdere dalla prossima stagione il diritto ad avere quattro rappresentanti nella manifestazione europea più prestigiosa. Attenzione: rimane la consapevolezza di un movimento nazionale che non sta benissimo e di singole squadre che vivono sempre sul filo del rasoio (e l’Inter ne è l’esempio più clamoroso). Però la personalità con cui si è mosso il terzetto tricolore nel secondo turno di coppa induce a nutrire qualche speranza in più.
Il Milan aveva a che fare con un avversario non di prima fascia, per tradizione e risultati. Ha però adempiuto a quanto era lecito aspettarsi. Partita tenuta (quasi) sempre in mano, con qualche distrazione ben emendata da Abbiati, e Viktoria colpito al momento giusto, sia pure con qualche errore di troppo. Era una serata attesa soprattutto per il ritorno di Ibrahimovic, e l’attesa non è andata delusa. Con lo svedese in campo i rossoneri hanno avuto una continuità offensiva mancata in campionato anche contro il non irresistibile Cesena. Lui e Cassano si sono esaltati in prima fila, a dimostrazione di come il barese tragga beneficio dalla presenza del compagno e come Ibra sia sempre funzionale (quando c’è con il fisico e con la testa) alle trame di Allegri. Soprattutto in un periodo in cui Pato vive il solito infortunio e in cui manca la variabile impazzita che sa essere Boateng anche in prima fila.
Milan ritrovato, quindi, e nel momento più opportuno della stagione. Perché le esitazioni altrui hanno permesso ai rossoneri di non attardarsi troppo in classifica e perché domenica sera c’è il confronto con la Juventus. Un banco di prova quanto mai indicativo, per le rispettive ambizioni.