Sandro Mazzola scende in campo. Non certo per tornare a calcare i campi di gioco che lo hanno visto grande campione, ma per candidarsi alla presidenza del Comitato Lombardo della Lega Nazionale Dilettanti. Una decisione, quella di Mazzola, che vorrebbe portare a una rivalorizzazione dei vivai delle piccole società, a un modo diverso di insegnare calcio. Insomma, rilanciare l’attenzione verso i più giovani fin dalle società che costituiscono la base dello sport. Altro punto che sta a cuore a Mazzola è la necessità di snellire le pratiche per permettere ai figli di stranieri immigrati in Italia di giocare a calcio nelle società dilettantistiche. Certamente, la candidatura di un nome così importante, leggendario campione della Grande Inter di Helenio Herrera, è un fatto rilevante per tutto lo sport lombardo. Abbiamo chiesto proprio a Sandro Mazzola di illustrare perché si candida e quali sono i suoi obiettivi. Eccolo in questa intervista per ilsussidiario.net.



Mazzola, come mai ha deciso di candidarsi alla presidenza del Comitato Lombardo della Lega Nazionale Dilettanti? E’ una decisione che ho preso parlando con alcuni amici, dirigenti di alcune piccole società che mi hanno proposto questo incarico.
Vuole rilanciare i vivai: pensa che in questo modo si darà la possibilità di far nascere nuovi talenti del calcio italiano? Penso che sia molto importante partire proprio da lì, perché in questo modo potranno nascere veramente quei talenti in grado di fare grande il calcio italiano. In particolare credo che in questo senso sia fondamentale il lavoro che viene fatto sui ragazzi. Adesso si privilegia l’aspetto atletico, l’aspetto fisico. Sarebbe fondamentale, come succedeva fino a dieci anni fa, dare importanza anche al lavoro sulla tecnica individuale, che è una parte preminente per chi fa calcio.



E vuole farlo proprio partendo dalla Lega dilettanti? Credo che in queste piccole società le grandi squadre possano trovare quei talenti destinati a fare una carriera importante. Per i giovanissimi queste piccole società potrebbero rappresentare veramente un trampolino di lancio per una bellissima carriera.

Lei vorrebbe anche facilitare le pratiche per i figli degli immigrati…

Sì, perché mi sembra assurdo che ogni anno il figlio di un immigrato straniero debba sempre essere sottoposto a un iter burocratico incredibile per poter giocare a calcio. Vorrei snellire tutto questo e permettere a questi ragazzi di praticare calcio nel modo più facile possibile.
Quali altre decisioni vorrebbe prendere? Sto parlando con questi dirigenti miei amici su quali altri decisioni prendere, ma adesso è troppo presto per parlarne.
Testimonial d’eccezione del suo progetto è Benoit Cauet, allenatore dei giovanissimi dell’Inter… L’ho portato all’Inter io, lo conosco bene, è veramente una persona giusta a cui affiancarmi. Ma non è l’unico che sta dando fiducia al mio progetto. Preferisco però non rivelare quali sono gli altri.



Ha modelli a cui si ispira? Certamente la “cantera” del Barcellona è un esempio per tutti, ma noi siamo italiani e dobbiamo sviluppare, far esaltare la nostra identità di un paese che ha dato tanto al calcio mondiale.

 

(Franco Vittadini)