Il secondo big-match portato a casa, il vantaggio sulla seconda riallungato a tre punti, la serie consecutiva senza sconfitte fatta salire a quota 47: non conosce freni la corsa della Juventus che, smaltite in fretta le scorie evidenziate nella partita contro il Siena, ha disposto senza eccessivi problemi del Napoli. Una vittoria diversa, rispetto al primo passaggio importante contro la Roma. Allora i bianconeri misero in mostra uno strapotere che travolse senza patemi la resistenza giallorossa; questa volta non sono stati tremendisti ma hanno saputo attendere un avversario da sempre abile a chiudere ogni varco. Non hanno aperto al fianco alle ripartenze altrui, hanno colpito con le forze fresche della panchina. Ed è questo aspetto (la ricchezza della rosa) a fare la differenza in questo momento. Napoli sconfitto e anche un po’ bocciato: ci si attendeva un pizzico di personalità in più in una partita che valeva gran parte della stagione. Cavani era giustificabile per le fatiche affrontate sulla strada del ritorno dal Sud America, il resto della squadra un po’ meno. Resta l’eterno dilemma sui tempi della maturazione definitiva della squadra.



In avanti è dialogo a quattro. Sabato ha immediatamente risposto la Lazio, passeggiando sulle contraddizioni del Milan. L’asse Hernanes-Klose funziona magnificamente ma funziona ancor meglio la personalità che Petkovic ha infuso alla squadra. Una squadra che cerca di far sempre risultato, in ogni situazione, andando a insinuarsi nei problemi degli avversari. E quelli del Milan sono enormi: classifica devastante, gioco latitante, squadra sfilacciata, nella tattica e nell’unità d’intenti. Non a caso Galliani ha fatto ricorso a una soluzione così inusuale nella storia recente rossonera come il ritiro punitivo: come un Gaucci qualsiasi… Difficilmente uno muore tondo se nasce quadrato, ricordando il motto di Gennaro Gattuso, uno che oggi manca tantissimo in una squadra in carenza di leader. Stramaccioni prosegue invece sulla strada del pragmatismo: molti grideranno al gioco poco esaltante (come se lo fosse stato quello ai tempi di Mourinho) ma la realtà parla di una squadra cinica e ora compatta. Certo, contro il Catania c’è stato anche l’aiuto di un rigore non dato ma i nerazzurri stanno mettendo in atto quello che Galliani (ancora…) avrebbe voluto vedere al Milan. 



Il sistema di gioco vale per centrocampo e difesa poi quei tre là davanti, in attesa di Sneijder, possono e devono fare quello che vogliono. Risorge la Roma sull’asse De Rossi-Osvaldo, rimesso in campo da Zeman dopo la panchina punitiva contro l’Atalanta. E torna a riproporsi come possibile alternativa, a patto che la continuità non resti una chimera.

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