La decima giornata di campionato ha riservato verdetti sicuramente non banali. In testa alla classifica c’è sempre la Juventus (28 punti), che supera il Bologna al 92′ grazie ad un altro gol del giovane Paul Pogba, ancora tra i migliori in campo. Segue a ruota l’Inter (24 lunghezze), che nell’ottava vittoria consecutiva (coppa compresa) macina la Sampdoria, al quinto stop di fila, grazie ad un secondo tempo di buona incisività offensiva. L’attenzione è già rivolta verso lo scontro diretto di sabato sera, che potrà darci indicazioni importanti. Al terzo posto scivola il Napoli (22 punti), orfano di Cavani e battuto a Bergamo da un’Atalanta brava e fortunata. Al quarto la Lazio, costretta al pari casalingo dal Torino che così riscatta il brutto ko interno contro il Parma dello scorso week-end. E a proposito di Parma, cade anche la Roma che nell’acquitrino del Tardini annaspa e perde, ancora per 3-2. Da segnalare la risalita del Cagliari che liquida il Siena per 4-2 e centra la quarta vittoria consecutiva: il cammino del duo Pulga-Lopez è ancora immacolato. Completano il quadro il 2-0 interno del Chievo sul Pescara, un 2-2 divertente tra Udinese e Catania e il pareggio del Milan a Palermo, nell’anticipo di martedì. Per commentare i principali temi emersi dalla decima giornata di serie A 2012-2013 ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Fabio Ravezzani, stimato giornalista e conduttore televisivo nonchè direttore della redazione sportiva dell’emittente TeleLombardia. Ecco le sue impressioni:
La Juventus viene da due vittorie un pò faticose, con Catania e Bologna: questo Pogba può essere un’opzione fissa per dare nuova linfa alla squadra? E’ stato il miglior giocatore della Juventus nell’ultimo periodo, ha giocato sempre meglio. In questo momento penso sia imprescindibile: toglierlo contro l’Inter sarebbe una sciocchezza.
Come interpreta le ultime prestazioni della Juventus? Napoli a parte la squadra ha faticato più del solito… La Juventus ha praticato un pò di turnover, però tutto si può dire fuorché sia in crisi. A me ha ben impressionato anche ieri, malgrado abbia vinto solo alla fine.
Veniamo all’Inter: il trasformismo di Stramaccioni, la sua capacità di cambiare spesso pelle adattandosi all’avversario è l’arma in più del recente filotto? Non credo, anzi credo che a volte l’eccessivo cambiamento possa essere pericoloso alla distanza. Quando Stramaccioni ha cambiato molto, penso al derby ma anche alla partita di ieri, la squadra ha risposto con fatica. Non credo che il vero merito di Stramaccioni sia tattico.
Qual è secondo lei? Di aver dato alla squadra coscienza dei propri mezzi. E’ stato bravo a recuperare dei giocatori che un anno fa sembravano da prepensionare, come Milito o Cambiasso, e a ridare all’Inter un’autocoscienza. Il maggior lavoro che ha fatto sin qui è stato psicologico, sui giocatori.
Per il Napoli lo slogan può essere no Cavani no party? Ieri gli azzurri hanno creato ottime occasioni, il ko forse è stato eccessivo…
Il punto è che Cavani nel Napoli ha un peso specifico superiore a quello di qualsiasi altro bomber, forse ad eccezione di El Shaarawy nel Milan in questo momento. Il Napoli è una squadra di media forza con due fuoriclasse: Cavani ed Hamsik. Quando ne manca uno perde il quaranta percento del suo potenziale, cosa che non capita alla Juventus nè alla stessa Inter.
Che pure ha il “solo” Milito come centravanti di ruolo… Sinora Milito ha sempre giocato. Certo, senza di lui il potenziale dell’Inter sarebbe ridotto di molto ma non annullato come accade al Napoli, perché i nerazzurri hanno delle “semipunte” come Palacio o Cassano che rappresentano alternative maggiori. Basti pensare che nel Napoli è titolare Pandev, che è uno scarto precedente dell’Inter: questo dà la misura della differenza qualitativa in attacco.
Passiamo alle romane. Versante Roma: al di là dell’alibi climatico e delle solite incertezze difensive, non crede che tre ventenni o poco più come Piris, Dodò e Marquinhos siano troppi per la difesa di Zeman? Sì, non c’è dubbio. La Roma sta vivendo le contraddizioni del suo allenatore, portato a stupire a tutti i costi impiegando giocatori troppo giovani. Però la Roma ha un impianto di squadra buono, non così dissimile dal Napoli, basti pensare che davanti ha talmente tanta qualità che può lasciare in panchina Destro. Credo che ci sia un problema tattico, legato a Zeman.
In che senso? Questa Roma è l’ennesima dimostrazione che Zeman più che un fenomeno incompreso è un allenatore interessante ma non un vincente. Se la Roma è sotto le sue potenzialità il problema è anche l’allenatore, affascinante sotto molti aspetti ma spesso fallimentare in diverse esperienze passate, che dimostrano come il suo verbo calcistico sia difficile da mettere in pratica.
Si può dire che la forza di Zeman, la sua idea di calcio offensivo, sia anche il suo limite, nel momento in cui non riesce ad adattarsi ai problemi che comporta? Zeman è una meravigliosa contraddizione calcistica, e un fenomeno soprattutto di carattere comunicativo. Se prendiamo ad esempio una figura non mediatica come Guidolin, e paragoniamo le due carriere, vediamo che quest’ultimo ha ottenuto molto di più con squadre anche molto inferiori.
Questo che cosa significa? Che nel calcio le mode spesso sono determinanti. C’è stata quella degli allenatori brasiliani, che adesso non vuole più nessuno, poi quella dei guru del calcio, adesso quella dei giovani, anche giovanissimi come Stramaccioni. Zeman è una grande moda, un fenomeno mediatico tornato alla ribalta col Pescara; ma come allenatore non ha mai garantito grandi risultati, se non in situazioni particolari. Per questo puntare su di lui è una scommessa rischiosissima, se vuoi vincere.
Tutto considerato (assenze, stanchezza), per la Lazio il pareggio col Toro è un punto guadagnato o due persi?
Punto guadagnato, soprattutto se si ridimensionano gli obiettivi della Lazio. Chi pensa che la Lazio possa tenere il passo di Juventus, Inter e Napoli fa un torto ad una squadra che ha discreto potenziale e un ottimo allenatore, ma che dev’essere misurata per quella che è la sua dimensione, cioè tra il quarto e il settimo posto. Con la Lazio bisogna essere tolleranti: certo, col Torino si è persa un’occasione ma non ne farei un dramma.
Incredibile il Cagliari, alla quarta vittoria consecutiva: “semplice” scossa da cambio allenatore o c’è dell’altro? L’avvento di Pulga e Lopez non può non aver inciso, altrimenti nel calcio accadrebbe tutto per caso, invece qualche buona ragione c’è. Quando cambi allenatore ed ottieni risultati vuol dire che al tecnico precedente era sfuggito qualcosa, senza nulla togliere a Ficcadenti che resta un buon tecnico. Il Cagliari sta dimostrando ancora di avere un gruppo e una società interessanti come materiale umano, per quanto discusso e bizzarro sia il presidente Cellino. Forse bisognerebbe imparare dal Cagliari, invece che dal modello Genoa come ha fatto il Milan, per così dire.
A proposito di Milan: Bojan Krkic deve essere un giocatore su cui insistere, per dare maggiore vivacità all’attacco e spartirne il peso con El Shaarawy, in attesa di Pato? Il Bojan visto a Palermo sì. Il punto è la continuità: per trovare risultati il Milan ha bisogno di giocatori impiegati regolarmente, non a intermittenza. Siamo molto in ritardo sull’identificazione della fisionomia di squadra, perché ogni partita Allegri cambio due pedine per reparto. Questo non dà fiducia, che specie per gli attaccanti è fondamentale. In questo modo Pazzini è stato già perso: Allegri deve la forza di scegliere un partner definitivo di El Shaarawy, e valutarlo per un periodo più lungo. Bojan meriterebbe una fiducia del genere.
(Carlo Necchi)