Sullay Muntari in Coppa d’Africa? La competizione inizierà in Sudafrica il 19 febbraio e finirà il 10 gennaio. Lo scorso anno ha vinto a sorpresa lo Zambia, che nella finale ha superato ai rigori la decisamente più quotata Costa d’Avorio; prima, aveva eliminato proprio il Ghana. Il caso di Muntari ha scosso il calcio italiano: il calciatore, fermo ai box per un infortunio rimediato in estate, preferisce giocare in Coppa d’Africa piuttosto che recuperare al meglio per il suo club. Il problema è comunque già rientrato: Muntari non è stato convocato dal Commissario Tecnico del Ghana, Kwesi Appiah (c’è invece, come ampiamente previsto, Kwadwo Asamoah, e dunque questo sarà un problema per la Juventus). Dunque il Milan non avrà la necessità impellente di sostituire Nigel De Jong: tra i progetti di Allegri c’è anche quello di inserire subito Muntari, magari in qualità di interno con lo spostamento di Montolivo davanti alla difesa. Intanto, per sapere quanta importanza abbia la Coppa d’Africa per i giocatori di quel continente, abbiamo sentito Roberto Landi che è stato allenatore della Liberia nel 2011 e 2012. Eccolo in questa intervista esclusiva rilasciata a ilsussidiario.net.
Cosa pensa del caso Muntari che avrebbe voluto giocare la Coppa d’Africa? Penso che è normale per un giocatore africano comportarsi così.
Quanta importanza ha questa competizione per un giocatore africano? Tantissima. E’ importante per i top player come per i giocatori di seconda e terza fascia. Ricordo un episodio relativo a Ansu Toure, un calciatore liberiano. Lui decise di giocare alcuni incontri di Coppa d’Africa nonostante il suo club di appartenenza, il Locarno, gli avesse detto che se avesse giocato in nazionale gli avrebbe strappato il contratto. Questo è l’esempio, uno dei tanti, dell’importanza di questa competizione per i calciatori africani.
E quanta ne ha per i vari paesi africani? Anche qui, tantissima. E’ una manifestazione sentitissima, forse perchè in quel continente la componente nazionalista è molto più forte che da noi, forse perchè per loro è veramente un torneo importantissimo.
Ci può parlare della sua esperienza da allenatore della Liberia? E’ stata bellissima. Nel mio primo anno da allenatore abbiamo ottenuto buoni risultati, nel secondo risultati di minore valore. In ogni caso la mia è stata un’esperienza bellissima. Stadi sempre pieni, un entusiasmo incredibile.
Come vede questa Coppa d’Africa? E’ un torneo dove non si possono fare pronostici, dove ci sono sempre sorprese e non si può dire con esattezza la squadra che vincerà.
Cosa pensa di questo rapporto diverso che hanno i giocatori con la nazionali?
Sono scelte che hanno anche a che fare con la loro formazione culturale, se danno più importanza al business o ai sentimenti potremmo dire, cose che condizionano la vita di un calciatore nella sua appartenenza a un club o alla nazionale.
E’ giusto quindi privilegiare i club o le nazionali? Ha senso che i club chiedano soldi alle nazionali per un eventuale infortunio per tutelarsi nel migliore dei modi? I club non dovrebbero mai chiedere soldi alle nazionali per tutelare i loro giocatori: tutto questo mi sembra assurdo. Piuttosto suggerisco una cosa.
Quale? Quella di concentrare l’attività delle nazionali in determinati periodi dell’anno che non vadano contro le esigenze dei club. Così magari si eviterebbe un’amichevole a metà agosto, quando la preparazione agonistica di un calciatore è nella sua fase più delicata.
(Franco Vittadini)