Da calciatore era uno che si faceva rispettare, da allenatore ha le idee molto chiare. Gigi Di Biagio guida l’Under 20 nel nuovo corso azzurro impostato da Arrigo Sacchi, responsabile del settore giovanile. In questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net Di Biagio racconta qual è lo stato di salute dei giovani italiani e parla anche della Roma e dell’Inter, due squadre nelle quali ha lasciato un pezzo di cuore e due squadre che all’Olimpico si giocano le ultime carte per il terzo posto finale. Nella sua nazionale passano i talenti di domani. Qualche nome? Verratti del Pescara, Battocchio dell’Udinese, Camporese della Fiorentina, Sini del Bari, Minotti dell’Atalanta e De Luca del Varese. Alcuni poi come Insigne o Capuano hanno già fatto il salto di categoria, altri come Caprari arriveranno. Apprezza il lavoro di Luis Enrique e ama un calcio propositivo sulle orme del maestro Zeman, che oggi con il suo Pescara sta lanciando molti giovani. Nel suo dna da allenatore non c’è, comunque, solo il boemo, ci sono anche Trapattoni, Lippi e Mazzone. Scusate se è poco.



Gigi, come ti trovi da commissario tecnico dell’Under 20?

Sto vivendo una bellissima esperienza dove cerco di preparare dei giovani al grande salto. Come allenatori dall’under 21 alla 15 siamo molto legati e siamo molto in sintonia.

Questo significa che tutti cercate di giocare allo stesso modo?

No, con i moduli possiamo fare quello che vogliamo. La differenza la fa la mentalità più internazionale: cerchiamo di imporre il gioco e di studiare gli avversari.



Nel tuo lavoro peschi molto nel campionato di serie B…

La situazione italiana sta cambiando per diversi motivi, anche per la crisi. Oggi le squadre puntano molto di più sui giovani. Dove c’è coraggio, arrivano anche i risultati.

In serie B c’è una compagine, il Pescara di Zeman, che sta mettendo in mostra molti giovani, un po’ come era successo . Zeman a Foggia… Quanto è cambiato?

Visto che arrivano i risultati, alcuni dicono che oggi Zeman fa un calcio più prudente, ma non è vero. Zeman è ancora uguale con i suoi pregi e con i suoi difetti.

Marco Verratti (classe 1992) è uno dei centrocampisti del Pescara che si stanno facendo notare di più…



Verratti per il momento è un punto fermo dell’Under 20. Quando perdo qualche giocatore che fa il salto di categoria per me è una vittoria. Il mio obiettivo è quello di accompagnare i giocatori all’Under 21 come è successo, ad esempio, con Insigne. Gli stessi Camporese (Fiorentina) e Benedetti (Torino) fanno la spola tra l’Under 20 e l’Under 21 dove Ciro (Ferrara, nda) sta facendo un ottimo lavoro.

Alla corte Di Zeman è arrivato dalla Roma anche Gianluca Caprari,  classe 1993…

Caprari deve dimostrare di meritarsi la maglia azzurra con il Pescara. Per l’età fa parte dell’Under 19, ma è ovviamente un calciatore che può entrare anche nell’orbita dell’Under 21. Il filo conduttore è, comunque, quello che un giocatore deve dimostrare lo stesso entusiasmo per l’Under 19, per la 20 o per la 21.

Adesso, il 29 febbraio, arriva l’ultima gara del Quattro Nazioni contro la temibile Germania…

Sarà un bel banco di prova. A distanza di quasi cinque mesi vediamo se siamo cresciuti. Dopo aver perso contro la Germania abbiamo realizzato delle prestazioni convincenti e abbiamo ottenuto solo risultati positivi.

Ogni allenatore pesca nel suo passato per attingere a dei modelli di riferimento. A chi assomiglia il Di Biagio allenatore?

Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa. Zeman con il suo calcio offensivo mi ha dato tanto, ma ho preso qualcosa da tutti (Lippi, Mazzone, Trapattoni…).

Roma e Inter si affrontano, neve permettendo, all’Olimpico. Il cuore si divide?

E’ la mia partita. Sono due squadre per le quali ho un occhio di riguardo. Entrambe sono tra le deluse del campionato, perché speravano di essere più in alto, ma hanno dovuto fronteggiare problemi diversi. Non mi piace mai parlare di prova d’appello, ma questa volta penso che sia proprio un test importante per rincorrere il terzo posto.

A Roma Luis Enrique sta trasmettendo una nuova mentalità. Sei d’accordo?

Prima abbiamo parlato di moduli, ma non è questo il punto. Luis Enrique sta cercando di mettere nella testa dei giocatori l’idea che ogni partita, qualsiasi sia l’avversario, deve essere affrontata in maniera propositiva. Le prestazioni arrivano prima delle vittorie: su 10 buone partite, otto le vinci.

 

(Luciano Zanardini)