Balotelli sì, Balotelli no. Ma anche Cassano, Giuseppe Rossi e tanto altro ancora: l’attacco della Nazionale per i prossimi Europei è un autentico rebus. Tra guai fisici, indisciplina e stato di forma precario, scegliere le punte che saliranno sull’aereo per la Polonia e l’Ucraina sarà una via Crucis: quasi non vorremmo essere nei panni di Prandelli. Per tracciare un identikit del reparto dei sogni, abbiamo chiesto l’aiuto di Marco Ferrante, ex-bomber del Torino e attualmente procuratore sportivo: intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.
Ferrante, lei fonderebbe la Nazionale attorno ad uno come Balotelli?
Balotelli è un’arma a doppio taglio per qualsiasi squadra. Può far gol in qualsiasi momento, ma può anche combinarne una delle sue. Difficile dire se possa essere il punto di riferimento oppure uno dei tanti.
Prandelli con lui sta usando il bastone e la carota…
E credo sia la scelta giusta. Mario è un patrimonio del calcio italiano, mi auguro davvero che metta la testa a posto. Il problema è che dove va va – Inter, Manchester City – casca sempre nelle stesse leggerezze.
Non è l’unica incognita azzurra: basti pensare a Cassano e Rossi.
Lì dipenderà tutto dalle loro condizioni fisiche. Prandelli, comunque, può essere soddisfatto già così: ha tantissime frecce al proprio arco, penso anche a gente come Matri o Quagliarella che meriterebbe una chance.
E tra giovani come Destro, Borini o El Shaarawy lei chi chiamerebbe?
Dopo gli Europei tutti e tre, perchè sono il futuro del calcio italiano. Agli Europei, invece, bisogna vedere. Si tratta di scommesse, e in una competizione come questa servono soprattutto certezze, fermo restando che può sempre uscir fuori lo Schillaci della situazione, ovvero il nome che nessuno si aspetta e che fa un grande exploit.
Qual è la formula migliore per l’attacco azzurro? Prandelli ha provato diversi schieramenti, ma gli mancano una grande ala destra ed un grande rifinitore.
Anche quello è un problema. Io penso che il ct non debba optare per un modulo fisso, ma debba cambiare di partita in partita – come effettivamente ha fatto finora – anche in base alle caratteristiche dell’avversario. La Nazionale può giocare col 4-4-2 contro squadre fisiche oppure col 4-3-1-2 se ha intenzione di puntare sulla fantasia.
Può essere Giovinco quell’1 dietro le punte? O è più un jolly da utilizzare a partita in corso?
Ma guardi, questa Nazionale ha tante soluzioni, come le dicevo, non ce n’è una che si fa preferire nettamente rispetto alle altre. Un altro modo di giocare potrebbe essere dato ad esempio dal 4-2-3-1, tipo Roma di spallettiana memoria, senza un centravanti fisso ma con tanti giocatori che si inseriscono a turno.
Da ex-attaccante chi sta apprezzando di più nel torneo cadetto? La scelta è molto vasta…
I miei preferiti sono Marco Sau della Juve Stabia, una rivelazione, Sansone del Crotone e poi direi tutto il tridente del Pescara, che sta facendo cose egregie.
C’è un giocatore in cui si rivede?
No, è sempre difficile fare raffronti tra periodi calcistici diversi. Oggi, comunque, ritengo che sia più facile arrivare ad alti livelli rispetto a quando giocavo io. Il difficile, come sempre, è rimanerci. Solo chi ha un certo spessore può farcela. Io sono contento della mia carriera, ho fatto più di 100 gol solo con la maglia del Toro, giocando molte volte anche da seconda punta. I tecnici mi schieravano lì perchè non avevo il fisico dell’ariete, anche se io mi sentivo soprattutto una prima punta.
Il prototipo dell’attaccante perfetto?
Dipende dal sistema di gioco. L’attaccante perfetto è quello che traduce in oro le occasioni confezionate dalla squadra, ma è chiaro che, senza un solido impianto alle spalle, anche il più bravo può combinare poco. Il Barcellona è un esempio perfetto di calcio corale, che mette in condizione di colpire tutti i suoi componenti.
Ma avrà un preferito, anche del calcio di ieri…
A me è sempre piaciuto moltissimo Montella: ha fatto una marea di gol in tutte le categorie, dalla C1 con l’Empoli alla serie A.
(Alessandro Basile)