L’Ucraina è nella bufera politica per il trattamento che l’attuale governo sta riservando a Yulia Tymoshenko, eroina di quella che fu la famosa “Rivoluzione arancione” ex primo ministro e attualmente capo dell’opposizione, che ha denunciato di avere subito violenze in carcere. Ormai manca soltanto poco più di un mese all’inizio degli Europei di calcio che il Paese ex sovietico organizzerà congiuntamente con la Polonia, e allora per l’ennesima volta lo sport diventa occasione di azioni politiche e di attenzione per le richieste delle parti in causa. In questo caso i leader europei che hanno già preso posizione sono stati Angela Merkel e Jose Manuel Durao Barroso: il cancelliere tedesco e il Presidente della Commissione Europea hanno annunciato che non si recheranno in Ucraina per dare un segnale forte al governo in carica, e c’è chi ipotizza pure lo slittamento degli Europei all’anno prossimo – idea però ufficialmente smentita dalla Uefa ed oltretutto estremamente difficile da attuare con così breve anticipo. Su questa complicata vicenda abbiamo chiesto un commento al noto giornalista Mario Sconcerti, ecco cosa ha detto in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Secondo lei cosa bisognerebbe fare?
Per esperienza so che, quando ci sono grandi avvenimenti per un Paese, come gli Europei per l’Ucraina, di solito le turbolenze smettono e si raggiunge un accordo tra le parti, tra chi è al potere e gli oppositori. Questo non è un fatto automatico, naturalmente, ma di solito succede così, e gli esempi sono davvero tanti, visto che queste situazioni capitano piuttosto di frequente. Io sono ottimista, in sostanza.
Di certo lo sport svolge un ruolo da “cassa di risonanza” e attira l’attenzione su questioni molto delicate…
Sì, è successo di recente anche in Bahrain, anche se l’Ucraina è uno stato europeo grande e popoloso e quindi non è proprio la stessa cosa. Comunque valgono entrambe le cose: queste vicende sono importanti per lo sport ma anche per il Paese stesso. L’importanza dello sport da sola non basta, ma ripeto: di solito quando un avvenimento è davvero importante si ottiene una breve pace sociale.
Condivide la decisione della Merkel e di Barroso di non andare in Ucraina per gli Europei in segno di protesta?
Io ho un’idea abbastanza diversa: secondo me si dovrebbe sempre andare e poi, quando si è lì, parlare, dire le cose che si pensa stiano accadendo. Non andare è sicuramente un fatto che può dare dei risultati, ma non tanti quanto normalmente si pensa.
Quindi è contrario alle proposte di boicottaggio?
La vita non si ferma mai. Non si può fermare ed inoltre sarebbe un danno enorme per la gente: questi Europei sono costate cifre enormi al popolo ucraino, non possiamo toglierglieli.
(Mauro Mantegazza)