Come sempre succede ai Mondiali o agli Europei, anche Euro 2012 fa discutere pure per quello che succede fuori dal campo. Stavolta al centro delle polemiche c’è la Svezia, e il modo davvero bizzarro – per così dire – che gli scandinavi adottano per punire chi sbaglia qualcosa durante un allenamento. Il video che vi proponiamo nella seconda pagina di questo articolo sta già facendo il giro del mondo; la vittima in questo caso è il portiere di riserva Wiland, che gioca con il Copenhagen in Danimarca. Wiland e i compagni erano dunque impegnati in un classico “torello” al volo, quando il portiere ha sbagliato e si è meritato la punizione. Si vede quindi il giocatore spedito in castigo sulla linea di fondo campo, prima in ginocchio e poi in piedi. I compagni intanto prendono la mira, appostati al limite dell’area. Poi scatta il tiro al bersaglio. Ma non è nemmeno questo il punto principale: Wiland infatti ha i pantaloncini abbassati, ed insomma ha il fondoschiena al vento. La mira degli svedesi è però imprecisa (volutamente?) e Wiland, che aspettava il colpo chinato in avanti con le natiche rivolte verso i compagni, può risistemarsi i pantaloncini e tornare ad allenarsi, come se non fosse successo niente pochi secondi prima.



Goliardata? Nonnismo? Scherzi da caserma? Fatto sta che, se per i calciatori è stata una cosa da niente, il video ha scatenato tantissime polemiche in patria e anche all’estero, tanto che la federcalcio svedese sta cercando (inutilmente) di farlo rimuovere dal web. Come sempre intervengono tante persone, dai politici agli psicologi ai mass-media, e il caso diventa di portata nazionale. Ha dovuto intervenire sulla difensiva anche il segretario generale della Federazione Calcio della Svezia, Lars Arrhenius, che ha duramente stigmatizzato l’episodio: “Sono gli eroi di migliaia di ragazzi di tutta la Svezia. Non dovrebbero fare cose del genere”. L’ex portiere Ravelli, una delle leggende del calcio svedese (primatista di presenze in Nazionale a quota 143), ha provato invece a smorzare i toni per non scatenare polemiche eccessive attorno a una squadra che già è in difficoltà sul campo per la sconfitta all’esordio contro l’Ucraina trascinata da Shevchenko (2-1), e che sembra troppo dipendente da Zlatan Ibrahimovic. Ecco dunque le parole di Ravelli: “So che tutto questo potrebbe essere percepito come un episodio di bullismo, ma sicuramente non lo è”. Di certo però è un modo discutibile di punire chi sbaglia.



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