Vince 2 a 1 la Germania, contro la Danimarca, l’ultima partita del Gruppo B, il cosiddetto girone di ferro. E che si sia qualificata a punteggio pieno, è un bel messaggio alle rivali. Come dire: “noi ci siamo, voi?”. In bocca al lupo a chi deve rispondere, perché per quanto visto finora, chi ci ha provato è finito male, anzi malissimo. Chiedere agli olandesi, che sono stati stritolati e hanno finito il girone con la bellezza di 0 punti, pur essendo tra i favoriti iniziali; chiedere a Cristiano Ronaldo, che contro i tedeschi ha fatto notizia solo per essersi cambiato pettinatura all’intervallo; e chiedere, poveri loro, ai danesi, che addirittura si erano illusi di battere, neanche infastidire, di battere (!) una squadra che riflette la condizione del suo paese. Graniticamente inscalfibile. E se i quindici Poulsen, o giù di lì, dopo la figuraccia della Russia avevano accarezzato l’idea di battere Golia, loro, piccoli Davidi, sono stati bruscamente richiamati alla realtà, che calcisticamente  stasera significa eliminazione. Certo, un’eliminazione coi fiocchi, perché 3 punti in questo girone non li avrebbe predetti nessuno per la cenerentola di questo gruppone. Onore quindi al merito, ma spazio al calcio vero: di Grecia ne basta una.



Spazio al calcio vero, perché quello danese non è propriamente l’idea di calcio che abbiamo tutti in mente: palla lunga per il lungagnone Bendtner, che fa la sponda, schema che funzionerebbe, se Bendtner effettivamente la sponda la facesse. Invece, l’attaccantone non vede una biglia, o quasi, e di conseguenza la Danimarca fatica a giocare. Lo stesso non si può dire della Germania: aaah, come gioca, direbbe qualcuno. E figuratevi che stasera ha dato l’impressione di giocare perché costretta. Certa di passare il turno, certa delle proprie forze, certa della sua superiorità, ha avvisato i biancorossi con due squilli di Muller, al 2’ e al 12’, prima di punirli al diciannovesimo, con un gol facile facile di Podolski che, solo in mezzo all’area, fa tap in da posizione ravvicinata su un cross sporco dalla destra. Svolto il minimo sindacale, il gigante, soddisfatto, si appisola. Ma, approfittando del sonnecchiante avversario, la Danimarca, come una zanzara, quatta quatta si avvicina al bersaglio e, colpevolmente lasciata viva, punge: lo fa nel modo più bizzarro, dato che il gol, al 24’, lo realizza Krohn Dehli, uno che per altezza potrebbe giocare al Lego con Giovinco, il quale devia in gol una sponda della vera torre Bendtner che aveva lasciato di stucco i colossi della difesa tedesca. Can che abbaia non morde, si suol dire. Ma se lo svegli, peggio per te…in realtà, però, dopo aver fatto due conti, e aver accennato una timida risposta, la Germania considera che, alla fine, è meglio continuare a sonnecchiare piuttosto che sbattersi per un vantaggio che, a parte gli almanacchi e le statistiche, servirebbe davvero a poco. E così, a ritmi soporiferi, si arriva all’intervallo.



Nello spogliatoio però i danesi ricaricano le pile e, complice il pareggio del Portogallo con l’Olanda, che non permette la qualificazione a Poulsen & co., i ragazzi di Copenhagen tornano con un piglio diverso, aggredendo la Germania nella speranza di strappare un gollonzo. E infatti, al 51’, il gollonzo stava per capitombolare, quando sulla solita sponda di Bendtner, uno dei tanti Poulsen andava a scheggiare il palo con un destro dal limite. Scossa per la Germania. Nel frattempo, il Portogallo va in vantaggio: dunque, se la Danimarca facesse gol, i tedeschi sarebbero eliminati. Prego? No, così decisamente non va. E la Germania torna padrona del campo. Ma stavolta lo è in modo assoluto, perentorio e terribilmente noioso. Il possesso palla a volte dura più di due o tre minuti, a galla dell’area di rigore, senza le verticalizzazioni improvvise che tanto hanno reso forte la squadra di Lowe. Il tempo va, passano i secondi, poi i minuti, il fatidico 90esimo si avvicina. La Danimarca deve giocarsi il tutto per tutto: o la va, o la spacca. Beh? Ovviamente l’ha spaccata, e tanto: alla prima, e sottolineo prima, azione in cui i danesi si scompongono, provando addirittura un cross dalla sinistra, i tedeschi rispondono con un contropiede illegale all’autovelox, che in tre tocchi porta Ozil a servire Bender che, dopo un campo di scatto, spiazza Andersen. 2 a 1 finale, nessuno può lamentarsi. Ognuno, almeno qua, ha avuto quel che si meritava. Resta comunque la bella storia della Danimarca, che in un gruppo complicato era partita a razzo, per poi spegnersi col passare delle giornate: d’altronde, dalle loro parti, viveva un certo Andersen, che, però, scriveva dei finali di gran lunga migliori…chiedere alla statua della sirenetta per conferme.



C’è da dire anche che pure in Germania qualcuno non se la cavava male nel raccontare storie: però nemmeno loro, i fratelli Grimm, sarebbero riusciti ad inventarsi una trama del genere. Perché il quarto di finale Germania-Grecia, se si pensa alle condizioni socio-economico-politiche (e chi più ne ha più ne metta) che investono le relazioni tra i due paesi, potrebbe costringere la Merkel e, sempre che queste tornate elettorali ne stabiliscano uno, il Primo Ministro greco ad assistere allo spettacolo fianco a fianco, manco fossero ad un G20. 

Roba che solo una partita di calcio può inventarsi.

TABELLINO

 

DANIMARCA-GERMANIA 1-2 – PRIMO TEMPO 1-1

 

MARCATORI Podolski (G) al 19’, Krohn-Dehli  al 24’ p.t.; L. Bender (G) al 35’ s.t.

 

DANIMARCA (4-1-4-1) Andersen; Jacobsen, Kjaer, Agger, S. Poulsen; Kvist; Eriksen, Zimling (dal 33’ s.t. C. Poulsen), J. Poulsen (dal 37’ s.t. Mikkelsen), Krohn-Dehli; Bendtner. (Lindegaard (p), Schmeichel (p), Rommedahl, Bjelland, Okore, Schone, Silberbauer, Pedersen, Wass, Kahlenberg). All. Olsen.

 

GERMANIA (4-2-3-1) Neuer; L. Bender, Hummels, Badstuber, Lahm; Khedira, Schweinsteiger; Müller (dal 39’ s.t. Kroos), Özil, Podolski (dal 19’ s.t. Schürrle); Gomez (dal 29’ s.t. Klose). (Wiese (p), Zieler (p), Gündogan, Schmelzer, Höwedes, Mertesacker, Götze, Reus). All. Löw.

 

ARBITRO Velasco Carballo (Spagna).

 

NOTE ammoniti: nessuno. Spettatori 32.130. Tiri in porta 5 (con un palo)-4. Tiri fuori 4-6. Angoli 5-3. In fuorigioco 4-2. Recuperi: p.t. 1’, s.t. 3’.

PAGELLE

 

Danimarca

 

Andersen, 6.5: fa molto bene nel primo tempo, attento su Muller e Gomez. Poi però non può opporre resistenza

Jacobsen, 5.5: prestazione molto, troppo, alterna, tendente più verso il negativo. Non si vede

Agger, 6.5: re incontrastato della sua area di rigore

Kjaer, 6-: pasticcia spesso (non come a Roma, ci mancherebbe!)

S. Poulsen, 6.5: spinta costante, i cross arrivano quasi solo da lui

Kvist, 5: non si vede né si sente per 85 minuti

Zimling, 6: svolge il suo ruolo senza strafare, esce acciaccato

Dal 79’ C. Poulsen, s.v.

J. Poulsen, 6.5: finchè ne ha, non si risparmia mai

Dall’82’ Mikkelsen, s.v.

Eriksen, 5.5: poche luci, molte ombre. Non si capisce quale fosse il suo compito

Krohn-Dehli, 6: due gol all’Europeo non sono uno scherzo. Poi, se ne fai uno di testa alla Germania, è da annali. Ma oltre? Quasi niente

Bendtner, 5.5: un assist cavato fuori dal nulla, ma per il resto sembra tradire i suoi con una prestazione assolutamente incolore

All.: Olsen, 6: per larghi tratti non sembra crederci nemmeno lui, e di riflesso i suoi ragazzi sono molli. Comunque, nell’ottica generale, la sua squadra ha disputato un signor Europeo.

Germania

 

Neuer, 5.5: fa il fenomeno con i piedi, ma poi si fa sorprendere da un nanetto, ed è pasticcione in altre occasioni

L. Bender, 6.5: praticamente esordio con gol. Non male, se aggiungiamo una prestazione dignitosa

Hummels, 7: voto soprattutto al complesso: 3 partite eccellenti, con una sbavatura solo nell’episodio del gol di Van Persie…su 270 minuti, non è male

Badstuber, 6.5: l’impressione è che stia godendo dello strepitoso stato di forma del collega, anche se comunque va detto che ci mette del suo

Lahm, 6.5: capitano imprescindibile, scatto e dribbling da giovane ragazzino, uniti a un senso della posizione e all’esperienza di un vecchio volpone

Schweinsteiger, 6: nel primo tempo latita, nel secondo diventa regista, preferendo i ritmi bassi e blandi della ripresa

Khedira, 6.5: l’inverso del compagno di reparto, solo che essere signore del centrocampo a ritmi più alti è più difficile

Müller, 6.5: per 60 minuti è il protagonista principale, poi si spegne quando il ritmo generale si abbassa

Dall’84’ Kroos, s.v.

Özil, 6+: non riesce a esprimere del tutto il suo potenziale. Manca sempre un quid, un qualcosa che lo faccia sbocciare…noi ti aspettiamo Mesut

Podolski, 6: il gol abbastanza fortunoso, qualche raro spunto e nulla più

Dal 64’ Schurrle, 6.5: entra e si rende subito protagonista con l’azione più pericolosa del secondo tempo

Gomez, 5.5: parte bene con un paio di spunti interessanti, ma nel secondo tempo scompare letteralmente

Dal 74’ Klose, 6: voto d’ufficio al vecchio dominatore d’area, ormai relegato ad un palese ruolo di chioccia, con licenza d’uccidere, se capitasse l’occasione. Stasera, purtroppo per lui, non è capitata

All.: Lowe, 7: è una Germania che pur senza impegnarsi, si dimostra nettamente sopra la media di tutta la manifestazione. Tanto di cappello a lui, che ne è il selezionatore oltre che l’allenatore

 

( Giovanni Gazzoli – Twitter @giogazzoli )