Sono stati i Giochi Olimpici di Usain Bolt e Michael Phelps. Sono passati quattro anni da Pechino, ma anche le Olimpiadi di Londra 2012 hanno avuto come protagonisti assoluti il velocista giamaicano e il nuotatore americano. Usain Bolt ha fatto la doppietta 100-200 per la seconda volta consecutiva, impresa mai riuscita a nessuno, e come in Cina pure a Londra ha unito ai due successi individuali pure quello in staffetta (con record del mondo); Michael Phelps – pur gareggiando con ritmi più umani rispetto ad Atene e Pechino – ha aggiunto alla sua impareggiabile collezione di medaglie altri quattro ori e due argenti, arrivando a un totale di 22 medaglie olimpiche delle quali 18 d’oro.
Eppure, gli autori delle imprese più notevoli nell’atletica e nel nuoto non sono stati loro. Sulla pista dello stadio Olimpico le due imprese tecnicamente più rilevanti sono state ottenute da David Rudisha e dalla staffetta 4×100 donne degli Stati Uniti. Il keniano ha vinto gli 800 con il record del mondo, una rarità assoluta nelle gare olimpiche, dove non ci sono le ‘lepri’ e dove il tatticismo spesso la fa da padrone: ebbene, lui si è messo in testa fin da subito e facendo tutto da solo ha abbattuto il muro dell’1’41 (1’40”91). Le velociste americane invece hanno finalmente abbattuto un ‘muro’ che resisteva da 27 anni, uno di quei record ancora griffati Germania Est e che imbarazzano l’atletica femminile: 55/100 abbassati in un colpo solo, su una gara così corta come la staffetta veloce, sono una impresa da ricordare. Nel nuoto – come solito – i record sono stati di più, e l’impresa è stata proprio questa: i tempi ottenuti negli anni dei ‘super-costumoni’ non sono inarrivabili. Le citazioni principali vanno però a Sun Yang, che ha polverizzato il record dei 1500 sl uomini, a Rebecca Soni, che ha infranto il muro dei 2’20” sui 200 rana donne, e a Missy Franklin, presente e futuro del dorso femminile.
Due imprese italiane entrano nel ‘best of’ dell’intera Olimpiade: il primo è il dominio totale nel fioretto femminile del nostro Dream Team, che ha monopolizzato il podio individuale e ha distrutto tutte le avversarie con facilità irrisoria nella gara a squadre. Ci perdonerà Elisa Di Francisca – che è tornata a casa col doppio oro – ma il mito da celebrare (lo ha fatto anche Jacques Rogge) è Valentina Vezzali, che arriva a quota nove medaglie olimpiche di cui sei d’oro, una carriera leggendaria che dura da Atlanta 1996.
A proposito di Dream Team, la nazionale degli Stati Uniti di basket ha vinto sì l’oro, ma non dominando come le nostre fiorettiste (ieri splendida finale contro una Spagna mai doma): onore al nostro massimo orgoglio sportivo. La seconda impresa che entra negli annali è il fenomenale record del mondo (99/100) di Jessica Rossi nella fossa di tiro a volo: a un passo dalla perfezione totale a soli 20 anni e nella gara più importante del mondo.
Le gare da ricordare saranno tante: per prima scegliamo la finale dei tuffi dalla piattaforma uomini, con tre atleti racchiusi in 15 centesimi di punto prima dell’ultimo tuffo e la vittoria finale per l’americano David Boudia, che ha battuto i cinesi (fatto che di per sé è già un’impresa). Poi una finale epica di pallavolo maschile, con il Brasile che si è dimostrato fortissimo fin quasi alla fine del terzo set, quando ha avuto due match-point. Lì però è successo quello che nessuno più poteva pensare, e alla fine l’oro se lo è aggiudicato la Russia al tie-break: emozioni a non finire. A proposito di sport di squadra, bisogna citare anche il successo del Messico nel torneo maschile di calcio, primizia per il Paese centro-americano e altra dura lezione inflitta al Brasile, che purtroppo per loro perde le due finali più attese. Fra quattro anni cercheranno il riscatto in casa.
Per concludere citiamo i tre eroi che più di tutti hanno esaltato la Gran Bretagna padrona di casa: il primo è stato il ciclista su pista Chris Hoy, che ha raggiunto la straordinaria quota di sei ori olimpici ed è il simbolo di un movimento che ormai è la prima potenza al mondo nei velodromi; poi il velista Ben Ainslie, che ha conquistato il quarto oro in quattro edizioni consecutive dei Giochi (più un argento ad Atlanta) e infine Andy Murray, che ha vinto a Wimbledon l’oro del singolare di tennis maschile battendo in finale un certo Roger Federer. Sipario, ora pensiamo a Rio 2016…
(Mauro Mantegazza)